Cronache

"Siamo distrutti...". I colleghi piangono De Donno

Incredulità, dolore e sgomento: chi lo conosceva ricorda il medico per la sua dedizione al lavoro e la sua profonda umanità

"Siamo distrutti...". I colleghi piangono De Donno

Incredulità, dolore e sgomento: sono questi i sentimenti che oggi hanno spinto la direzione di ASST Mantova stretta attorno alla famiglia di Giuseppe De Donno, trovato morto nella sua abitazione.

Il dolore dei colleghi

"La scomparsa del medico ha lasciato un vuoto incolmabile fra i colleghi che esprimono il loro dolore e la loro stima per un professionista eccellente e di grande umanità - hanno spiegato in direzione sanitaria dell'ospedale Poma di Mantova, dove De Donno aveva avviato gli studi e la sperimentazione sul sangue iper-imune durante la prima ondata della panemia -. De Donno era direttore della struttura complessa di Pneumologia dal novembre 2018, incarico che ha ricoperto fino a poche settimane fa, quando ha deciso di diventare medico di base per contribuire con le sue competenze allo sviluppo della medicina territoriale".

L'addio all'ospedale per stare vicino ai pazienti

"Un percorso di cambiamento maturato dopo il periodo più intenso e drammatico della pandemia, che ha visto De Donno dedicarsi con passione e abnegazione alla cura dei pazienti colpiti dal Covid - hanno proseguito in ospedale -. I colleghi hanno avuto modo di apprezzare il suo impegno, il suo desiderio di giustizia, il suo approccio profondamente umano e gli sono stati vicini, supportandolo anche nella scelta di lasciare la medicina ospedaliera".

Specialista di fama internazionale

De Donno era approdato all’ospedale di Mantova nel 1998, dove fra il 2009 e il 2017 era stato direttore della struttura semplice Assistenza Domiciliare Respiratoria, incarico ricoperto fino al 2018, quando era passato alla direzione della Pneumologia. Precedentemente era stato titolare del Servizio di Continuità Assistenziale all’Asl di Mantova e prima ancora di una borsa di studio nella struttura complessa Malattie dell’Apparato Respiratorio del Policlinico Universitario di Modena. Aveva una specializzazione in Medicina dell’Apparato Respiratorio, indirizzo Fisiopatologia Respiratoria. Era autore di numerose pubblicazioni.

Il dolore e la rabbia dei colleghi di reparto

"Siamo increduli - hanno scritto in una lettera aperta i colleghi dell’ASST di Mantova in attività e in pensione -. Lo vogliamo ricordare per la sua completa abnegazione sia da medico prima che da primario poi, con un’attenzione quasi spasmodica alle necessità e al benessere dei pazienti non solo dal punta di vista clinico, ma soprattutto umano. Li faceva sentire in qualche modo parte di una famiglia allargata…quello che era per lui la Pneumologia".

Secondo quanto ripercorso in ospedale De Donno nel suo percorso professionale ha sempre dato molta importanza al rapporto diretto con il paziente e i caregivers, come testimoniano le sue partecipazioni alle attività del territorio e la sua attività come responsabile del servizio di assistenza respiratoria domiciliare per più di dieci anni. "Questa attenzione - hanno confermato i colleghi - lo ha portato nei mesi scorsi a prendere la decisione di abbandonare l’ospedale, a cui teneva e a cui aveva dato gran parte della sua vita professionale arrivando a occupare la posizione di vertice, per tornare a fare 'il medico' in ambulatorio, senza preoccupazioni che non fossero il benessere e la salute dei suoi assistiti. Noi che lo conoscevamo da molti anni, non solo professionalmente, ma anche come amici al di fuori del lavoro, siamo distrutti dalla sua perdita e siamo vicini ai suoi cari, in particolare a Edoardo, Martina e Laura che sentiranno l’enorme vuoto lasciato più di quanto possa essere solo immaginato da noi".

Uomo solare e professionista serio

"Lo vogliamo ricordare con il suo sorriso, le sue battute, il suo entusiasmo nello studio dei casi e nel trovare le risposte a tanti dubbi, anche la sua profonda delusione quando qualche paziente nonostante tutto non ce la faceva, esperienza vissuta spesso come un insuccesso personale - harro rimarcato i medici del Poma con cui De Donno ha lavorato -. Giuseppe era così, a momenti solare e in altri ombroso, perché disilluso da qualcosa o indispettito o arrabbiato per non essere riuscito a fare quello che sperava per i pazienti. Per fortuna erano più i successi che gli insuccessi e questo era in gran parte merito della sua caparbietà, che ha dimostrato bene nel periodo così drammatico della pandemia, ma che in parte lo ha profondamento logorato e stancato, come è accaduto a molti di noi e forse a lui più che a tutti.

Speriamo che ora possa trovare quella pace e quella serenità che gli è mancata qui".

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