Cronache

Un milione ai familiari: patteggiano gli indagati per la morte di Luana D'Orazio

Si è celebrata presso il tribunale di Prato (in Toscana) l'udienza preliminare per la morte della giovane operaia Luana D'Orazio: i titolari dell'azienda in cui la ragazza lavorava hanno chiesto di patteggiare e l'assicurazione dell'impresa ha fatto pervenire un'offerta risarcitoria da 1,1 milioni di euro alla famiglia, che avrebbe accettato come “acconto sul maggiore avere”

Luana D'Orazio
Luana D'Orazio

Due dei tre accusati di omicidio colposo e rimozione dolosa delle cautele antinfortunistiche hanno chiesto il patteggiamento, mentre il terzo sembra intenzionato a non chiedere riti alternativi. Intanto, l'assicurazione dell'azienda per la quale la vittima lavorava come apprendista ha messo sul piatto oltre un milione di euro, che la famiglia sembrerebbe aver accettato come “acconto sul maggiore avere”. Sono i primi riscontri dell'udienza preliminare del caso Luana D'Orazio, celebrata stamani presso il tribunale di Prato davanti al giudice Francesca Scarlatti. La giovane operaia che viveva ad Agliana (una cittadina della provincia di Pistoia, in Toscana) morì il 3 maggio del 2021 a soli ventidue anni, schiacciata in un macchinario a cui secondo l’accusa erano state disattivate le protezioni antinfortunistiche (lasciando un figlio che oggi ha sei anni).

E Luana Coppini e Daniele Faggi, titolari dell'"Orditura Luana" dove la ragazza lavorava, hanno esternato l'intenzione di patteggiare. L’avvocato Barbara Mercuri, che fa parte del collegio difensore dei due, ha spiegato al termine della seduta che non si tratta però di un’ammissione di colpa, motivando la decisione dei propri assistiti con la volontà di chiudere una pagina dolorosa per tutte le parti coinvolte. Il rito alternativo sarà definito nella prossima udienza, fissata il 27 ottobre, durante la quale sarà stralciata anche la posizione del tecnico manutentore Mario Cusimano (difeso dall'avvocato Melissa Stefanacci) che ha nuovamente confermato la scelta del giudizio con rito ordinario. La madre della defunta, Emma Marrazzo, si è costituita parte civile, mentre non lo ha fatto il padre di Luana (per conto del nipote). Il gup ha poi ritenuto “inammissibile” la richiesta di costituirsi parte civile inoltrata dal padre naturale del bambino, un giovane operaio originario della Calabria i cui rapporti con Luana si erano interrotti da molto tempo.

Il giudice ha motivato la scelta con il pronunciamento del tribunale dei minori di Firenze che ha concesso temporaneamente l’affidamento del bambino ai nonni materni. Sono invece stati ammessi a parte civile la Femca (la sezione tessile del sindacato Cisl) l’Inail e l’Anmil. Nei giorni scorsi è stato poi risolto il nodo del curatore del piccolo, ovvero il nonno materno, che dovrà rappresentare gli interessi del figlio di Luana. Coppini e Faggi hanno poi fatto pervenire tramite l'assicurazione della ditta un’offerta risarcitoria di 1,1 milioni di euro ai familiari della vittima. Una proposta che sarebbe stata accettata e in parte già bonificata. Il giudice deciderà il mese prossimo anche sulla base dell'accordo economico che nel frattempo sarà stato raggiunto tra le parti. Ammesso che arrivi entro quella data.

"Voglio una pena esemplare, non vendetta - ha commentato Marrazzo all'uscita dal palazzo di giustizia davanti ai cronisti - queste morti devono fermarsi, non è accettabile".

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