Morto in gita a Expo, il legale della famiglia: "Fare test del Dna su 6 studenti"

Il legale dei genitori di Domenico Maurantonio chiede il test del Dna su sei studenti presenti in gita a Expo. I pm insistono con l'archiviazione: la caduta dal quinto piano è "fatto accidentale"

Morto in gita a Expo, il legale della famiglia: "Fare test del Dna su 6 studenti"

Per la Procura di Milano quello di Domenico Maurantonio, lo studente padovano di 19 anni che morì durante una gita scolastica a Expo, è un caso chiuso, ma il legale dei genitori si è opposto alla richiesta di archiviazione e ha puntato il dito contro 6 compagni di classe.

Si è tenuta oggi un'udienza a porte chiuse, a cui erano presenti i genitori del ragazzo, davanti al gip Paolo Guidi, che dovrà decidere se archiviare l'inchiesta per omicidio colposo a carico di ignoti, come chiesto dalla procura, disporre nuove indagini o un'imputazione coatta.

Lo studente perse la vita la notte tra il 9 e il 10 maggio 2015, precipitando dal quinto piano dell'hotel Da Vinci di Bruzzano, dove alloggiava insieme ai suoi compagni di classe, in gita a Milano per l'Expo.

Per i pm Alberto Nobili e Giancarla Serafini si è trattato di un "fatto accidentale": il giovane era solo quando cadde, probabilmente per un capogiro. Dalla maxi-consulenza tecnica commissionata a tre esperti non è emersa alcuna traccia di altre persone quella notte nel corridoio dell’hotel. È emerso invece che lo studente aveva bevuto molto. Così, a gennaio, la procura aveva chiesto l'archiviazione dell'inchiesta per omicidio colposo a carico di ignoti.

Il legale dei genitori di Domenico, l'avvocato Eraldo Stefani, nell'istanza di opposizione all'archiviazione, ha indicato 6 ragazzi come presunti responsabili di ciò che accadde quella notte e ha chiesto che si compari un profilo genetico trovato sulla mano del ragazzo. Nell'ipotesi dell'avvocato Stefani, Maurantonio era nel corridoio con altri compagni di classe quella notte: sarebbe stato sollevato, forse per gioco, e tenuto a testa in giù fuori dalla finestra per la gambe da alcuni ragazzi prima di precipitare.

La ricostruzione del legale è basata su un'impronta di una mano trovata all'esterno del davanzale che indicherebbe

"l'estremo tentativo di Domenico di aggrapparsi", scrive La Repubblica. Per gli inquirenti, invece, quell'impronta è compatibile con la caduta accidentale, una sorta di "frenata" con un mano nella ricerca di un appiglio dopo il malore.

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