Cronache

Primo caso di suicidio assistito in Italia: è morto Mario. "Ora sono libero"

Dopo una battaglia legale durata anni e le richieste di aiuto, Mario è venuto a mancare attraverso un farmaco letale che si è iniettato. Aveva detto: "Sono in balìa degli eventi, dipendo dagli altri su tutto"

Foto di "Mario" da Associazione Luca Coscioni
Foto di "Mario" da Associazione Luca Coscioni

"Non nego che mi dispiace congedarmi dalla vita, sarei falso e bugiardo se dicessi il contrario perché la vita è fantastica e ne abbiamo una sola. Ma purtroppo è andata così". Con queste parole "Mario" aveva annunciato la sua decisione definitiva di porre fine alla sua vita. Il via libero definitivo per l'accesso al suicidio assistito era arrivato il 9 febbraio scorso, con il parere sul farmaco e sulle modalità "di esecuzione", dopo quasi due anni dalla prima richiesta alla ASUR e dopo una lunga battaglia legale, in cui è stato assistito dall'Associazione Luca Coscioni.

Le ultime volontà di "Mario"

Il suo vero nome era Federico Carboni abitava a Senigallia, Ancona, e aveva 44 anni. "Ho fatto tutto il possibile per riuscire a vivere il meglio possibile e cercare di recuperare il massimo dalla mia disabilità, ma ormai sono allo stremo sia mentale sia fisico". Federico aveva deciso di andare in Svizzera a morire nell’agosto 2020, perché tetraplegico da circa 10 anni per un incidente stradale. Prima di partire, però, il 44enne aveva deciso di provare un'altra via e affidarsi all'Associazione Luca Coscioni. L'attività no profit di promozione sociale è nata nel 2002 da Luca Coscioni, leader Radicale e docente universitario, malato di sclerosi laterale amiotrofica. "Con l'Associazione Luca Coscioni ci siamo difesi attaccando e abbiamo attaccato difendendoci, abbiamo fatto giurisprudenza e un pezzetto di storia nel nostro paese e sono orgoglioso e onorato di essere stato al vostro fianco. Ora finalmente sono libero di volare dove voglio", aveva detto Carboni.

Il calvario di "Mario" ha visto scontri con la società e la giustizia e la sua storia ricorda quella di Fabio Ridolfi, l'uomo che soffriva di una tetra-paresi ed era costretto a letto. Proprio grazie a lui Federico ha potuto procedere con la pratica. È difatti il primo italiano ad aver ottenuto l’accesso al suicidio assistito, resa legale dalla sentenza della Corte costituzionale sul caso Cappato-Antoniani (Dj Fabo).

"Non ho un minimo di autonomia della vita quotidiana, sono in balìa degli eventi, dipendo dagli altri su tutto, sono come una barca alla deriva nell'oceano. Sono consapevole delle mie condizioni fisiche e delle prospettive future quindi sono totalmente sereno e tranquillo di quanto farò". Così questa mattina l'uomo si è somministrato il farmaco letale, attraverso un macchinario apposito, costato circa 5.

000 euro, ponendo fine a tutto il male.

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