Cronache

Morto Nicky il bello, il re della Dolce vita

Morto Nicky il bello, il re della Dolce vita

Se ne è andato un altro pezzo della dolce vita italiana. Nicola Pende, per tutti Nicky, ha finito la sua esistenza di donne bellissime e feste nei favolosi anni Settanta. Era un medico chirurgo ma soprattutto era bello, fascinoso, acchiappante e nel Settantadue accompagnò all'altare la ventiseienne Stefania Sandrelli, la cosa più bella di Viareggio, secondo definizione di Gianni Agnelli, profondo competente in materia. La Sandrelli era reduce dall'amore forte con Gino Paoli. Quel matrimonio portò, due anni dopo, alla nascita di Vito, medico chirurgo come il padre e con uguali tendenze alla vita dolce che è cosa ben diversa dalla dolce vita di cui sopra. Nicky Pende, come Gigi Rizzi un altro play boy dell'epoca, l'italiano più invidiato nei peggiori bar del Paese per essere riuscito a giacere con la Brigitte Bardot, Pende, dunque, trovò improvvisa (...)

( ...) e imprevista gloria, nell'estate del Settantotto.

Con il suo yacht, assieme ad altre due imbarcazioni cariche di amici e amiche, era partito da Porto Cervo. In Costa Smeralda, tra Porto Cervo e Porto Rotondo, Pende si faceva notare perché era solito incontrare gli amici festaioli sulle varie barche pagaiando su una canoa. In quel giorno Nicky Pende attraccò al porticciolo dell'isola di Cavallo, tra Corsica e Sardegna. Era Ferragosto e le giornate trascorsero tra bagni, cene, cotillon, musica, baldoria e affinità varie. Al loro fianco stava ormeggiato un panfilo di lusso. A bordo si muovevano figure nobili di casato, si trattava di Vittorio Emanuele II, figlio dell'ultimo re d'Italia, accompagnato dalla moglie Marina Doria e dal pupo Emanuele Filiberto, di anni sei. Nella notte tra il 17 e il 18 di agosto, l'erede al trono si accorse che a poppa era sparito il canotto, oggi detto gommone. Intravvide che lo stesso era stato legato a una delle tre barche dei turisti italiani che festeggiavano nottetempo. Il principe provò a chiedere informazioni, venendo respinto dal gruppo di repubblicani tra i quali spiccava proprio il chirurgo romano Nicky Pende che, si disse e si scrisse, nei mesi precedenti avesse adocchiato la consorte del principe, Marina di anni quarantatré e all'epoca, inquietante, silenziosa e astuta donna.

La notte non portò consiglio. Pende spense le luci all'alba e verso le 10 si profilò un'ombra. Era Vittorio Emanuele che imbracciava una carabina. Il nobile disse, nei giorni dell'interrogatorio e del processo, che si era munito dell'arma perché temeva un assalto delle Brigate Rosse in grande attività e attivismo. Si disse e si scrisse, anche, che lo stesso Vittorio II si fosse fatto costruire un poligono di tiro in una delle sue dimore. Sicuramente le esercitazioni non furono di grande aiuto, la colluttazione fra i due, principe e chirurgo, li fece cadere in acqua, riemerso a bordo, Vittorio Emanuele prese la mira ma forse il beccheggio imprevisto del natante fece partire uno, due, tre colpi che non colpirono affatto Nicky Pende ma finirono su un'altra barca, sulla quale stava riposando Dirk Jeerd Hamer, un tedesco diciannovenne studente a Roma. I nobili proiettili recisero l'arteria iliaca e la vena iliaca esterna del ragazzo che, ricoverato a Portovecchio, e poi trasferito in Germania, morì, per le ferite, cinque mesi dopo. Vittorio Emanuele finì al gabbio e Pende venne chiamato a testimoniare, ricordando i dettagli del clamoroso accaduto, il contenzioso notturno, la colluttazione diurna, gli strilli, la caduta in acqua, lo, gli spari.

Per i deboli di memoria, ricordo che Vittorio Emanuele venne prosciolto dall'accusa di omicidio volontario ma condannato a sei mesi con la condizionale per porto abusivo d'armi. Pende disse che il principe se l'era cavata in Francia grazie all'amicizia con l'ex president Valéry Giscard D'Estaing. Aggiungo che, anni dopo, in una intercettazione, confessò ai compagni di cella di averla fatta franca, ridendo e scherzando sull'episodio. Nicky Pende si è portato appresso le pagine e le parole del misfatto, insieme con il matrimonio tormentato con la Sandrelli che secondo la testimonianza della bellissima viareggina finì a pentolate in testa.

Meglio dei proiettili.

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