Cronache

Mose, maxi inchiesta sul Consorzio: arrestato l'ex presidente Mazzacurati

Maxi operazione in tutta Italia: 14 arresti e 100 indagati. In manette l'ex presidente del Consorzio Venezia Nuova. Le accuse sono fatture false e appalti distorti

Mose, maxi inchiesta sul Consorzio: arrestato l'ex presidente Mazzacurati

Oltre 500 militari delle Fiamme Gialle in azione tra Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Campania. Oltre centoquaranta perquisizioni. Quattordici persone in arresto e altre cento sotto indagine. Sono i numeri impressionanti della vastissima operazione della Guardia di Finanza di Venezia che vede al centro il Consorzio Venezia Nuova, la società che si occupa del Mose. Le manette sono scattate anche per Giovanni Mazzacurati, l’ex presidente del Consorzio dimessosi lo scorso 28 giugno.

I quattordici provvedimenti restrittivi, arresti domiciliari e sette gli obblighi, hanno coinvolto i vertici del Consorzio Venezia Nuova e di altre società consorziate che sono impegnate nei lavori di costruzione del Mose. Oltre a Mazzacurati, è finito agli arresti anche Pio Savioli, consigliere del Consorzio Venezia Nuova. Le accuse sono fatture false e appalti distorti. Il Consorzio Venezia Nuova, costituito da grandi imprese di costruzione italiane, cooperative e imprese locali, è il concessionario del ministero delle Infrastrutture per la realizzazione degli interventi per la salvaguardia di Venezia e della laguna di competenza dello Stato, fra cui il Mose. Ruolo che avrebbe permesso di agevolare alcune imprese a scapito di altre. Questo grazie ad assegnazioni di lavori "fuori quota" che esulano dai principi del cosiddetto "prezzo chiuso" e delle assegnazioni in relazione alle rispettive quote di spettanza. I finanzieri hanno così individuato il ruolo centrale, nel meccanismo della presunta distorsione del regolare andamento degli appalti, di Mazzacurati.

Secondo l’accusa, predeterminava la spartizione delle gare allo scopo di garantire il monopolio di alcune imprese sul territorio veneto, di "tacitare" i gruppi economici minori con il danaro pubblico proveniente da altre pubbliche amministrazioni e quindi di conservare a favore delle imprese "maggiori" il fiume di danaro pubblico destinato al Consorzio Venezia Nuova.

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