Sgarbi quotidiani

Il Mossad e gli incubi di Dario Argento

Il fantasioso papà di Asia Argento per difendere la figlia ha alzato la posta, drammatizzando i rischi delle sue tardive dichiarazioni che hanno sollevato scalpore ma non stupore

Il Mossad e gli incubi di Dario Argento

Oggi Asia «ha paura, non esce più di casa per timore degli agenti del Mossad (che sarebbero stati assoldati da Weinstein): questa è gente che spara, che minaccia. Asia teme per la vita sua e dei suoi figli. Ma non si è pentita». Così ha dichiarato Dario Argento. Giancarlo Lehner spiritosamente commenta: «Il Mossad, spazientito dalla gratuita molestia, ha risposto: Asia Argento? E che cos'è?». Ma anche con questo rovesciamento ironico la gigantesca bufala di Dario Argento non sta in piedi. Sapere il padre preoccupato procura tenerezza. Il Mossad non ha neppure esaminato la pratica, e ha indirizzato la sua attenzione a cause ben più impegnative.

Essere ebreo non legittima, se non per la propaganda filopalestinese, un maiale dal quale, come si sa, la religione ebraica prende le distanze. Probabilmente il fantasioso papà di Asia, per difendere la figlia, ha alzato la posta, drammatizzando i rischi delle sue tardive dichiarazioni che hanno sollevato scalpore ma non stupore. A queste storie, infatti, in Israele sono abituati, e non fanno sconti.

L'ex presidente israeliano Moshe Katzav è stato condannato, senza che i temuti agenti del Mossad muovessero un dito, a sette anni di carcere per stupro e molestie ai danni di tre funzionarie. Insomma il Mossad, in casa, non soccorre il presidente e, per Weinstein, minaccia e insegue Asia Argento.

Povero Dario, accecato dall'amor paterno.

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