Morì per un gioco erotico finito in tragedia: l’assicurazione deve pagare

"Non fu suicidio". Il decesso dell’uomo costituisce ai sensi di polizza un infortunio mortale, che dà quindi diritto al pagamento dell’indennizzo. Dopo 10 anni devono risarcire i familiari con 42mila euro

Morì per un gioco erotico finito in tragedia: l’assicurazione deve pagare

I familiari della vittima di un gioco erotico finito male verranno risarciti dalle due assicurazioni che aveva stipulato il parente. Questa la decisione dei tribunali di Trento e di Milano. Era il 22 febbraio 2012 quando le forze dell’ordine entrarono in un’abitazione situata nella zona sud di Trento. All’interno dell’appartamento trovarono un giovane di 37 anni morto impiccato, senza indosso vestiti e, accanto a lui, una donna con i polsi delle mani legati. La donna non era però la moglie della vittima.

La tragica morte non fu suicidio

Come riportato dal Corriere del Veneto, le indagini svolte in seguito alla tragica morte dagli investigatori portarono a realizzare che il giovane aveva fatto tutto da solo, durante un gioco erotico finito male. L’uomo si sarebbe legato il cappio intorno al collo, stringendolo però troppo, fino a morire soffocato. La sua compagna di gioco era rimasta legata con quella terribile immagine davanti agli occhi. Una specie di rifacimento de ‘Il Gioco di Gerald’, il best-seller scritto nel 1992 da Stephen King. La vedova della vittima cercò in tutti i modi di entrare in possesso dell’indennizzo delle due assicurazioni che aveva stipulato il coniuge, senza però riuscirci. Secondo queste il decesso del loro cliente non rientrava negli infortuni che dovevano essere indennizzati. A distanza di 10 anni da quella tragica notte, a fronte di un lungo iter giudiziario, entrambi i tribunali, quello di Milano e quello di Trento, hanno riconosciuto ai familiari dell’uomo il diritto di essere risarciti per la sua morte. I parenti sono stati assistiti da ‘Giesse Risarcimento Danni’. Le due assicurazioni devono risarcire gli eredi per un totale di 42mila euro.

Il lungo iter giudiziario

La prima vittoria era stata ottenuta nel 2019 nei confronti dell'assicurazione Assimoco spa. Michele De Bona e Maurizio Cibien, responsabili della società, hanno così commentato: “Siamo estremamente soddisfatti del risulto anche se, all’inizio, sembrava una lotta contro i mulini a vento”. Con una prima battaglia vinta hanno deciso di provare a cantare vittoria anche contro Itas, la seconda compagnia di assicurazione con cui la vittima aveva stipulato un'assicurazione. La compagnia trentina, nonostante il giudice milanese avesse spiegato per filo e per segno i diritti degli assistiti dalla Giesse, continuava a non volere pagare. Una seconda causa, questa volta in tribunale a Trento, ha confermato le ragioni dei familiari del 37enne.

“A seguito della sua morte moglie e figli avrebbero dovuto ricevere due indennizzi. Il primo da 22mila euro per il contratto di assicurazione contro gli infortuni mortali sottoscritto con Assimoco e il secondo da 20mila euro per due polizze (multirischi e polizza infortuni correntisti capitali fissi free) stipulate con Itas spa”, hanno spiegato i responsabili di Giesse. Il problema principale era dato dal tipo di infortunio. Secondo i due giudici la morte del giovane non è stata conseguenza di volersi uccidere, ma di un grave infortunio e, proprio per questo motivo, rientrava nella copertura assicurativa.

Il decesso dell’uomo costituisce ai sensi di polizza un infortunio mortale, che dà quindi diritto al pagamento dell’indennizzo per il fatto che la causa della morte non è stata una scelta intenzionale della vittima, né dovuta a una patologia o alla vecchiaia. La moglie dell’uomo ha confessato che ormai non ci sperava più e che ha vissuto tutta la vicenda come una vera e propria beffa.

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