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Noi migranti (quasi) modello

Gli emigrati italiani chiedevano di essere assimilati nella società americana, mentre i nuovi immigrati dall'Africa e dal Medio Oriente non vogliono saperne di integrarsi

Noi migranti (quasi) modello

«Fra il 1880 e il 1924 sono entrati in America più di quattro milioni di italiani fra cui il fisico Enrico Fermi, Frank Sinatra, Joe DiMaggio, Antonin Scalia e sì, certo - Al Capone. Ma chi potrebbe dire che l'immigrazione italiana non sia stata un affare per l'America anche se nel mucchio c'era Al Capone?».

Così dice Leon Wieseltier della Brooking Institution in difesa del principio di accoglienza degli immigrati. Ora, a parte il fatto che il fisico italiano Fermi andò in America quando era già una celebrità, l'elenco delle eccellenze italiane in quel Paese sarebbe molto più lungo di questa corta rubrica.

Wieseltier tocca però il punto: gli emigrati italiani chiedevano di essere integrati, anzi assimilati nella società americana fino a modificare spesso il proprio nome come il cantante Dean Martin, nato Dino Crocetti. Andarono per diventare americani mentre i nuovi immigrati dall'Africa e dal Medio Oriente non vogliono saperne di integrarsi, non parliamo poi di farsi assimilare. Anzi rifiutano di farsi prendere le impronte digitali (vedi il filmato di Omnibus, La7) come impone l'Europa obiettando: «Perché, sennò che mi fai?».

È vero: nessuno fa loro niente per non peccare di

scortesia, salvo protestare poi se la Merkel ci lascia la multa sul parabrezza e propone una piccola Schengen senza l'Italia. Di Al Capone nel frattempo ne abbiamo incamerati parecchi, ma di Enrico Fermi non se ne vede uno.

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