«Se mi avessero ascoltato, quattro anni fa, quella ragazzina sarebbe ancora viva». Cosimo Parato, imprenditore agricolo di Torre Santa Susanna, 30 chilometri da Brindisi, oggi non può fare a meno di ricordare che lui un dito contro il killer di Brindisi l’aveva puntato già in tempi non sospetti. La sua storia è finita nelle carte dell’indagine sull’attentato alla Morvillo Falcone perché proprio il contenzioso tra lui e il 68enne reo confesso (che l’aveva denunciato nel 2007 per truffa) potrebbe essere uno dei possibili moventi: la sentenza di primo grado, che Vantaggiato non aveva gradito, è arrivata il 19 aprile, un mese esatto prima dell’esplosione. Ma Parato interessa agli inquirenti anche perché, dall’avvio del procedimento per quegli assegni scoperti con cui l’uomo avrebbe «pagato» forniture di gasolio e benzina a Vantaggiato, il presunto truffatore ha avuto alcune disavventure piuttosto sospette, soprattutto alla luce degli ultimi eventi. La più grave risale al 2008. Parato è nel cortile interno della sua palazzina quando qualcuno fa esplodere, a distanza, un ordigno nascosto nel cestino di una bicicletta. L’attentato non lo uccide per miracolo, ma ci va molto vicino. Parato, ferito al petto e all’addome, finisce in coma farmacologico, e quando torna in grado di parlare, interrogato, indica agli inquirenti proprio Vantaggiato come suo «nemico », e come potenziale sospettato. Ai carabinieri del Paese racconta di avere l’impressione di averlo visto aggirarsi intorno a casa sua due giorni prima del botto, l’informazione finisce al nucleo operativo di Francavilla Fontana, che la inserisce in una nota inviata al pm che segue le indagini. Curiosamente, lo stesso titolare del fascicolo sull’attentato alla Morvillo Falcone, Milto Di Nozza. I sospetti su Vantaggiato però cadono in fretta. L’imprenditore, all’epoca,era al di sopra di ogni sospetto, mentre le indagini puntano su ambienti malavitosi di Torre Santa Susanna, dove comandavano i boss della Sacra corona unita del clan Bruno.A questo punto,però,quell’indagine torna d’attualità, anche per la dinamica (l’esplosione comandata a distanza) che potrebbe far pensare a un precedente «colpo »di Vantaggiato. Allo stato,solo un’ipotesi, visto che per esempio l’innesco della bomba che ferì Parato era molto diverso da quello dell’ordigno che ha ucciso Melissa Bassi. Come detto, però, anche dopo l’attentato la vita di Parato non è filata via tranquilla. A fine maggio 2011, uno strano incidente: l’uomo, che è ancora costretto a pesanti terapie per gli effetti dell’esplosione, deve scendere di corsa dalla sua Audi A6 che prende fuoco a due passi da casa e brucia come una torcia. Due mesi dopo, la notte del 31 luglio, a prendere fuoco è l’intero garage del suo palazzo, con 16 auto dentro, tre delle quali vengono distrutte. Ma l’alta temperatura brucia tutto,e rende impossibile ritrovare un eventuale innesco doloso. Coincidenze? Parato non sembra crederci molto. E a questo punto nemmeno gli inquirenti che infatti, due mattine fa, hanno voluto ascoltarlo.
Intanto, stamattina alle 8.30 nel carcere di Lecce comincia l’udienza di convalida del fermo di Vantaggiato. Il killer, intanto, mostrerebbe i primi segni di «pentimento. Ha pianto ininterrotamente. «Che cavolata che ho fatto....».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.