S i nasce figli. Si diventa genitori. Poi arriva il tempo nel quale ti scopri nonno. È un tempo di malinconia e di gioia improvvisa, quasi infantile. Il tramonto si trasforma in luce serena, gli anni non sono troppo pesanti perché ritrovi la speranza in chi è chiamato a proseguire la tua storia, la famiglia. C'è una lingua comune, inedita e sconosciuta, che mette in comunicazione nonni e nipoti, superando la barriera rigida di padri e di madri. A volte anche lo sguardo, silenzioso, quasi un avvertimento, una strizzatina d'occhi, un cenno con la bocca e il gioco è fatto. Il nonno ritrova l'affetto ricambiato nel nipote che lo vede come un eroe, il narratore di una vita che soltanto lui ha conosciuto e sa raccontare, dunque.
Ma non ci sono soltanto favole e aneddoti incredibili e leggendari. Ci sono storie cattive, dolorose e strazianti che riferiscono di nonni valorosi, tragicamente eroi, vittime e martiri imprevisti. L'estate è un ricordo antico, i bagni in mare, la nuotata allegra, i giochi sul materassino o il canotto, nell'acqua azzurra.
Stavolta l'acqua è scura, sporca, maligna, maledetta, un vortice che ti acciuffa e ti trascina sotto, nel buio. Il tornado porta via tutto ciò che trova nella sua corsa folle, tra i lampi feroci e il rombo dei tuoni.
Scompari, mentre fuori, nel terrore, nessuno capisce davvero quello che stia accadendo. A Livorno, nell'acqua di melma, le mani di nonno Roberto hanno afferrato quelle della nipotina, Camilla, che stava affogando, portandola a salvamento. Roberto si era lanciato dal primo piano della villetta, sotto di lui correva un fiume di fango, travolgente, indefinito. Il nonno ha nuotato nel buio. Si è rituffato, disperato, per raggiungere l'altro fratellino, Filippo, una creatura di quattro anni. Ha sbattuto le braccia nel fango, dentro quella bolgia c'erano anche suo figlio e la moglie, c'era la sua famiglia e stava scomparendo nell'orrore. Roberto ha cercato una figura, un corpo, ha cercato una voce, ha sperato di stringere una manina, un ciuffo dei capelli. L'acqua nera ha cancellato qualunque altra speranza, qualunque tentativo, ha portato via Filippo, un bimbo di quattro anni, il fratellino di Camilla, ha inghiottito Simone, il padre, poi Glenda, la madre. Infine lui, Roberto, il nonno. L'eroe inutile, ucciso nell'ultimo tentativo di ritrovare la vita, la propria, quella della sua famiglia, cioè il senso di una esistenza. Camilla adesso è sola. Non sa nulla. Non ha più nulla. Ma ha vissuto tutto, chi può sapere che cosa le hanno lasciato addosso quei fotogrammi di buio, di fango, di urla, di morte?
A Nizza, in una sera di pazzia terrorista, un altro nonno, Gaetano, aveva intuito che quel tir stava uccidendo la figlia e i suoi due nipoti. Di colpo, mentre passeggiavano parlando alla dolcezza della Costa azzurra, li aveva spinti, con violenza, verso il marciapiede della Promenade, quasi un gesto folle il suo, offrendo il proprio corpo a quel mostro in corsa. Scivolando, in preda alla paura, non fece in tempo ad evitare l'urto, la gamba sinistra finì triturata sotto gli enormi pneumatici del Tir assassino. Nonno Gaetano fu invitato al Festival di Sanremo, venne presentato e accolto come un eroe, il pubblico gli regalò applausi. Nonno Roberto non avrà festival e riconoscimenti. Non verrà intervistato per ricordare il tuffo, il salvataggio, la notte di Livorno.
È un eroe ma sconfitto, il suo atto valoroso è stato inghiottito dai gorghi e aumenta la rabbia di chi resta in vita e non può comprendere dove fosse Dio in quel preciso momento, da che cosa fosse distratto mentre Filippo e Glenda e Simone chiedevano aiuto e nonno Roberto cercava di portarli fuori
dall'inferno. Camilla crescerà. Sola. Sarà madre. Diventerà nonna. Racconterà la propria vita. Racconterà di un eroe di cui non ricorda gli occhi, il viso, nemmeno un respiro. Ma potrà dire, con fierezza: «Era mio nonno».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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