Mancano soltanto i manifesti affissi ai muri o ai pali lungo le strade: Ricercato, Vivo o Morto. Ovviamente corredati da fotografia segnaletica, di faccia e di profilo. Ma non è specificata la taglia. Matteo Salvini è l'uomo più pericoloso del Paese Italia, lo vogliono al patibolo, lo chiede Vauro, che va oltre le vignette simpatiche e scrive i sette comandamenti per far fuori quel brutto ceffo che incute paura e semina il terrore tra le brave persone. Ma lo scrive anche Santoro Michele, ancora in circolazione se qualcuno ne avesse smarrito le coordinate anche sul gps o waze. Ebbene sì, Santoro Michele è uno che sa difendere i valori, soprattutto i propri, e, dinanzi alle reazione del ministro degli Interni che ha definito il Vauro di cui sopra «uno schifo», non ci ha visto più, lui che è un salernitano tutto di un pezzo, e ha messo giù il testo di grande raffinatezza, con il seguente titolo «Cercasi killer»: «Ancora una volta Matteo Salvini aggredisce con espressioni ingiuriose, assolutamente in contrasto col ruolo che ricopre, per aizzare le legioni dei suoi fans tra i quali sul web si contano non pochi squadristi che non esiteranno a pronunciare minacce serie all'incolumità di uno dei più famosi e apprezzati autori di satira. Al fine di liberarci da un ministro dell'Interno squallidamente ignorante, che dovrebbe garantire la sicurezza di ogni cittadino, indipendentemente dalla sua razza e dalle idee politiche e religiose che professa, offro congrua ricompensa a un killer, in grado di mettere in pratica uno dei sette modi indicati da Vauro per ucciderlo. Con la preghiera di contattarmi con la massima urgenza». Strano che lo scrivente non abbia aggiunto «astenersi perditempo».
Tutto rientra nella logica forcaiola stavolta non della destra fascista, razzista, leghista, comunque «ista», mannò, è la sinistra impegnata che continua ad aggirarsi tra i canneti della comunicazione e che ha celebrato per anni, come idolo, martire e vittima del sistema, Battisti Cesare, un pentito che ha messo in clamoroso off side i peggiori difensori della cultura (ma che roba è?) goscista. Di solito l'ordine dei giornalisti è afflitto da eritema quando a scrivere o pronunciare frasi come quelle dei Vauro and Santoro sono personaggi della parte politica opposta, allora scattano i provvedimenti, le sospensioni, la piazza si mobilita, si moltiplicano le fiaccolate, la macchina del fango viene nuovamente smascherata, è un blob di pensieri disparati e disperati.
Per il momento tutto tace, il Paese è piccolo, la gente mormora, l'ordine trascorre un tranquillo weekend, eventualmente si prepara ad intervenire su titoli ambigui, provocatori pubblicati dai soliti fogli,
mentre i Santoro e la loro orchestra, almeno per il momento, se la cavano nel nome della libertà, della democrazia, della difesa dei valori costituzionali. E, intanto, Matteo Salvini continua ad aggirarsi a piede libero.
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