"Le nostre liste pulite. Cosi l'Italia conoscerà la Calabria del fare"

Il capogruppo Fi alla Camera: rinuncio all'incarico per far crescere la mia Regione

"Le nostre liste pulite. Cosi l'Italia conoscerà la Calabria del fare"

Onorevole Roberto Occhiuto, da capogruppo alla Camera di Forza Italia lei punta alla presidenza della sua Regione, la Calabria, considerata una delle più arretrate d'Italia: come vuole cambiarla?


«Io ho deciso di lasciare il mio prestigioso ruolo nazionale perché trovo ancor più stimolante la prospettiva di governare e di cambiare la Calabria. È una sfida entusiasmante, e non vedo l'ora di poter iniziare. Voglio che la nostra diventi una Regione attrattiva, sotto tutti i punti di vista. Voglio attrarre nuovi investimenti e nuove imprese, abbassare il costo del lavoro, rilanciare il turismo, esaltare le nostre tradizioni enogastronomiche, culturali e artistiche. Abbiamo tutto per ripartire, e per correre insieme al resto del Paese».


Jole Santelli, scomparsa prematuramente, aveva cominciato a raccontare una Calabria diversa. Lei riprenderà il qualche modo il suo lavoro? Da dove vuole partire?


«La memoria di Jole, donna forte e coraggiosa, appartiene a tutti, e non solo ad una parte politica. Uno dei miei obiettivi è far rinascere dentro ai miei conterranei l'orgoglio di essere calabresi. Abbiamo dei problemi, ma anche tante eccellenze e tantissime potenzialità. Dobbiamo essere bravi a farle emergere e valorizzarle. Dobbiamo far conoscere all'Italia una Calabria che il Paese non si aspetta».


Tra i suoi avversari in questa corsa Luigi de Magistris, il sindaco di Napoli che si presenta per un polo civico, è il più noto. La sfida è con lui?


«Rispetto tutti i miei avversari, ma non temo nessuno. E soprattutto non faccio classifiche tra i miei competitors».


Si sono appena chiusi i termini per presentare le liste: sulle candidature avete avuto qualche problema con l'Antimafia di Morra, che lei accusa di usare la sua carica per fini politici.


«Io non accuso nessuno, certo sono curiose le dichiarazioni di Morra che nei giorni scorsi ha ridimensionato e svilito il ruolo della Commissione da lui presieduta. La coalizione di centrodestra che mi sostiene ha presentato all'Antimafia tutte le liste, altri - il Partito democratico, ad esempio - non l'hanno fatto. Abbiamo ricevuto dall'organo parlamentare due segnalazioni, e abbiamo agito di conseguenza, escludendo gli interessati. Siamo garantisti, ma vogliamo tenere altissima l'asticella dell'attenzione. E, dunque, siamo andati oltre il lavoro dell'Antimafia e abbiamo, dopo accurate riflessioni, costruito una squadra di aspiranti consiglieri regionali competitiva ma allo stesso tempo fortemente rigenerata».


La sanità è forse il primo problema della Regione e lo si è visto con il Covid. Che cosa farà per renderla più efficiente e superare il commissariamento?


«La prima cosa da fare è accertare l'entità del debito della sanità regionale, e lavorare per azzerarlo. Gli strumenti ci sono e per raggiungere questo obiettivo chiederò la collaborazione della Cassa depositi e prestiti, della Ragioneria generale dello Stato e dei reparti operativi della Guardia di finanza. Subito dopo il governo dovrà archiviare la stagione dei commissari, vogliamo che la gestione torni ai calabresi e soprattutto a dirigenti competenti. Dovremo fare un grande investimento sulla medicina del territorio e riorganizzare la rete ospedaliera in modo più efficiente. Da questi punti si parte per rivoluzionare un settore in forte difficoltà».


Lei ha contestato «la retorica del disastro» dicendo che vorrebbe schierare una generazione di start-upper. Che intende?


«Negli ultimi decenni i giovani calabresi sono stati costretti ad emigrare per potersi realizzare. Io, invece, voglio che siano messi nelle condizioni di scegliere la Calabria. Abbiamo tanti start-upper eccezionali che hanno bisogno solo di un supporto concreto per poter emergere.

Creeremo un contatto diretto tra la Regione e questi imprenditori, promuovendo un tavolo operativo con banche, soggetti finanziari specialistici e università per costruire un tessuto economico nel quale possa attecchire l'impresa, e si possano così creare sviluppo e lavoro».

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