È di queste ore il nuovo caso che riguarda le acque del Mediterraneo e, in particolare, il fenomeno migratorio. Alarm Phone, il network telefonico che rilancia gli allarmi dai barconi in difficoltà, su Twitter sta seguendo una situazione considerata potenzialmente molto pericolosa.
In particolare, si parla di un barcone con 60 migranti a bordo di cui non si ha più notizia: “Ieri notte alle 23.20 CEST un uomo ha chiamato l'Alarm Phone dicendo di essere su un'imbarcazione in pericolo con altre 60 persone – si legge nel Tweet – tra cui 20 donne e bambini, al largo della costa di Zawiya, Libia. Un lato dell'imbarcazione si stava sgonfiando ed entrava acqua”.
Ma i contatti evidentemente si sono persi, almeno stando a quanto riferito da Alarm Phone in altri Tweet lanciati dal proprio canale social: “L'uomo diceva di poter vedere le luci della costa libica e di non riuscire a navigare oltre – si legge ancora – Ha detto che volevano essere salvati anche a costo di essere riportati in #Libia - non avevano altra scelta. Dopo la prima chiamata il contatto si è interrotto e non è stato ristabilirlo”.
Una situazione, quella raccontata dal network telefonico, quindi molto drammatica. Si intuisce, dalla descrizione fatta dall’uomo che avrebbe chiamato dal barcone, che il mezzo al momento del contatto con Alarm Phone si trova ancora in acque libiche.
Addirittura si parla delle luci della costa ben visibili, dunque si è nel pieno delle acque territoriali libiche. Del barcone, almeno per il momento, nessuna notizia. Alarm Phone, le cui notizie vengono diffuse anche dalle Ong che impiegano proprie navi cosiddette umanitarie nel Mediterraneo, è da sempre contro i respingimenti in Libia ed appoggia le stesse Ong che premono per far sbarcare i migranti in Italia.
C’è Alarm Phone dietro la notizia, poi rivelatasi falsa, della bambina morta a bordo di un gommone il 30 maggio scorso. Una “fake news” che però, una volta lanciata, fa accorrere sul posto la Marina Militare che soccorre i cento migranti a bordo. Un modo, quella volta, per pressare su Roma affinché si intervenga anche nelle acque vicine alla Libia e non lasciare i soccorsi alla guardia costiera di Tripoli.
Se le notizie sul barcone siano un ulteriore modo per fare pressioni sul governo italiano, all’indomani del braccio di ferro sulla Sea Watch, o se corrispondano invece a verità ancora non è dato sapere: “Abbiamo informato via e-mail la cosiddetta guardia costiera libica – si legge in un altro Tweet di Alarm Phone – Abbiamo anche cercato di raggiungerli direttamente al telefono, ma non è stato possibile”. Da qui la sottolineatura dello stesso network telefonico: “Questo dimostra ancora una volta l'inadeguatezza delle autorità libiche, che sono irraggiungibili da 11 ore”.
Del barcone però non ci sarebbe traccia, nonostante l’avviso lanciato alla guardia costiera italiana la quale, sempre secondo Alarm Phone, ha assicurato di avvisare in tempo i colleghi libici: “Non sappiamo da allora cosa sia successo”, conclude l’ultimo
Tweet del network.Dunque, potrebbero esserci dei dispersi a largo della Libia e potrebbe aprirsi un nuovo caso circa le competenze sui salvataggi lungo la rotta libica e l’effettiva utilità della guardia Costiera di Tripoli.
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