Occhio ai vostri cibi: cosa cambia dal 26 marzo

Con l’abrogazione dell'articolo della legge 26 marzo del 1962, cambia la disciplina penale della produzione e della vendita di cibi e bevande. Ora scatterà una multa fino a 3mila euro

Occhio ai vostri cibi: cosa cambia dal 26 marzo

Fino ad oggi chi vende cibi alterati, in cattivo stato di conservazione o, ancora, farciti con additivi chimici non autorizzati e pesticidi tossici per l’uomo è punito con una denuncia, l'arresto ed una ammenda fino a 60mila euro. Inevitabile, perché con la salute non si scherza. Eppure tra un paio di giorni, a meno che il governo trovi una soluzione in tempi rapidi, le pesanti sanzioni spariranno.

Dal 26 marzo, infatti, cambia la disciplina penale della produzione e della vendita delle sostanze alimentari e delle bevande. La legge del 1962 che tutelava gli alimenti e, di conseguenza, i consumatori cadrà. Così come cadrà anche il divieto di importare alimenti non conformi alle attuali disposizioni. Niente più denuncia penale ma solo una sanzione pecuniaria che potrà raggiungere al massimo i 3 mila euro. Il duro colpo alla sicurezza alimentare, per di più nel Paese che fa dell’eccellenza e della qualità un suo segno distintivo in tutto il mondo, è causato dall'entrata in vigore di un decreto legislativo, il numero 27 del 2 febbraio 2021, pubblicato in Gazzetta ufficiale l'11 marzo. Il decreto controlli abroga di fatto le disposizioni contenute all’articolo 5 della legge 283 del 1962 che prevede, appunto, sanzioni penali per chi commercia cibi avariati.

Come spiega Business Insider tutto sarebbe nato dall’approvazione lo scorso 2 Febbraio del decreto legislativo 27/2021 relativo al recepimento del regolamento europeo 2017/625 relativo ai controlli ufficiali. Approvazione avvenuta dieci giorni prima del giuramento del governo di Mario Draghi. Eppure l’abrogazione non era contenuta nella bozza di decreto trasmessa dal governo Conte al Parlamento per il parere prima dell'approvazione definitiva.

A sollevare il caso, come ha evidenziato Repubblica, sono stati alcuni magistrati, tra cui il procuratore aggiunto del pool per la tutela del consumatore Vincenzo Pacileo che ha spiegato:"Per sessant'anni quella legge ha fatto il suo onesto servizio. Svolgeva una funzione importante di tutela preventiva. Ora, invece, con una soluzione inopinata e sorprendente, viene cancellato. E non si vede come colmare questo vuoto, visto che non si tratta di una depenalizzazione e non è prevista una trasformazione della norma in illecito amministrativo". La norma era applicata nei casi in cui le ispezioni nei negozi o nei ristoranti portavano alla luce prodotti, come cibi e bevande, con parassiti o in pessimo stato di conservazione.

L'articolo 5 della attuale legge agiva in maniera preventiva in quanto evitava che potessero verificarsi intossicazioni alimentari e, quindi, problemi per la salute pubblica. Con questo decreto tutto cambia. Qualcosa però si starebbe muovendo per rimediare a quello che appare un autogol. "Al lavoro per mettere subito a punto una soluzione che eviti un pasticcio che potrebbe compromettere le nostre politiche degli ultimi 60 anni, che hanno sempre messo al centro la tutela, anche preventiva, dei consumatori e la difesa della qualità del made in Italy agroalimentare", ha garantito il sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali Gian Marco Centinaio. "Dal 26 marzo- ha aggiunto- rischiamo che alimenti alterati o in cattivo stato di conservazione, cibi con parassiti, prodotti con additivi chimici vietati o con residui di pesticidi non costituiscano più un reato".

Un grosso guaio che ora si cercherà di riparare prima che entri in vigore. Ma i tempi sono stretti. Per il sottosegretario all’Agricoltura tutto ciò è "una ‘svista’ nell’adeguamento del regolamento Ue che vanifica anni di battaglie in difesa della salute dei cittadini. E che danneggia i produttori seri che si troverebbero a competere sul mercato con chi non si fa scrupoli di abbassare i costi a scapito della salubrità degli alimenti". Centinaio ha promesso che non sarà permesso "che si possano importare prodotti nocivi o non conformi ai nostri standard qualitativi.

E non accetteremo che chi si macchia del reato di sofisticazione alimentare possa farla franca o se la cavi con una semplice multa". Il tempo stringe. Occorre agire subito per sventare possibili rischi per la salute dei consumatori.

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