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"Medaglia a un terrorista": scoppia il caso alle Olimpiadi

La medaglia contestata è quella vinta dall'iraniano Javad Foroughi, che ha trionfato alle Olimpiadi nel tiro con la pistola da 10 metri

"Medaglia a un terrorista": scoppia il caso alle Olimpiadi

Le Olimpiadi di Tokyo sono state scosse dalle polemiche relative all'assegnazione di una medaglia d'oro a "un terrorista". Il premio contestato è quello vinto dal 41enne atleta iraniano Javad Foroughi, che ha trionfato sabato scorso nella finale di tiro da 10 metri con pistola ad aria compressa, dedicando il suo successo sportivo, come riporta Alarabya, all'ayatollah Khamenei. Tale vittoria è però fortemente contestata dai tiratori di altri Paesi e da ong umanitarie perché accusano Foroughi di appartenere a un'organizzazione terroristica.

Il 41enne, che ha prestato servizio in Siria come infermiere tra il 2013 e il 2015, è infatti accusato di essere membro del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (Irgc), ossia di una formazione militare di Teheran inserita dagli Usa, nel 2019, proprio nell'elenco dei gruppi terroristici. Di conseguenza, il pasdaran Foroughi - sostengono i contestatori - non avrebbe dovuto neanche partecipare alle Olimpiadi, essendo incompatibili con i valori dello sport gli scopi e le attività sanguinari della milizia iraniana citata.

Ad avviare le polemiche in merito alla partecipazione e alla vittoria del 41enne è stato, ricostruisce il Corriere dello Sport, il tiratore sudcoreano Jin Jong-oh, vincitore dell'argento a Pechino 2008 e dell'oro a Londra 2012 ma eliminato alle qualificazioni per Tokyo 2020, che ha tuonato: "Come può un terrorista vincere l’oro alle Olimpiadi? È una cosa assurda e ridicola". A rafforzare le contestazioni circa la medaglia vinta dall'atleta iraniano ha quindi contribuito l'ong per i diritti umani United for Navid, nata in ricordo del campione di lotta Navid Afkari, giustiziato dalle autorità del Paese islamico per avere protestato contro la repubblica degli ayatollah. I rappresentanti dell'associazione in questione hanno rivolto le seguenti dure parole all'indirizzo del Comitato Internazionale Olimpico (Cio), in merito alla decisione di tale istituzione di avere ammesso il "terrorista" Foroughi al torneo dei cinque cerchi e di averlo premiato: "Consideriamo l’assegnazione della medaglia d’oro olimpica a Javad Foroughi una catastrofe non solo per lo sport iraniano ma anche per la comunità internazionale, e soprattutto per la reputazione del Cio. Foroughi è da tempo un membro di un’organizzazione terroristica. l 41enne Foroughi è un membro attuale e di lunga data di un’organizzazione terroristica. I Guardiani della Rivoluzione hanno una storia di violenze e uccisioni non solo di persone e manifestanti iraniani, ma anche di persone innocenti in Siria, Iraq e Libano".

Il Cio ha subito reagito alle accuse lanciate dagli attivisti di United for Navid invitando questi ultimi a dimostrare l'effettiva appartenenza ai pasdaran del tiratore iraniano incriminato, con Mark Adams, portavoce del medesimo comitato, che si è rivolto ai primi affermando appunto: "Se hanno le prove, noi siamo qui".

È però proprio la stampa di Teheran a rivendicare, dalla homepage del sito web Javan, l'appartenenza del tiratore ai Guardiani della Rivoluzione, celebrando il trionfo di Foroughi con frasi tipo "una medaglia inaspettata… vinta da un infermiere delle Guardie che è allo stesso tempo difensore della salute e del santuario".

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