"Padre Graziano ha ammazzato perché temeva uno scandalo"

Guerrina Piscaglia sarebbe stata strangolata da padre Graziano, il frate indagato per il caso della casalinga della "Madame Bovary di montagna"

"Padre Graziano ha ammazzato perché temeva uno scandalo"

La Corte d' Appello si è pronunciata sul caso dell'omicio di Guerrina Piscaglia. Padre Gratian Alabi, noto come Padre Graziano, è stato condannato a venticinque anni di carcere per aver "strangolato" la donna che si era allontanata da casa il primo maggio del 2014 senza più fare ritorno e senza che il suo corpo venisse mai ritrovato. La pena, rispetto al primo grado di giudizio, è stata ridotta di due anni.

Le settanta pagine di motivazione dei giudici d'appello chiarirebbero adesso la dinamica e le motivazioni di quello che sarebbe un caso d'omicidio. Il frate, che è originario del Congo, avrebbe strangolato Guerrina Piscaglia e poi "consacrato l'ostia" attraverso l'utilizzo delle medesime mani. Un gesto, quello dell'uccisione della Piscaglia, che sarebbe derivato dalla "paura di uno scandalo".

Si legge infatti su Il Tempo che "il riferimento alle mani nude ed alla conseguente asfissia ha colpito l' opinione pubblica: i giudici dell'Appello, che avevano condannato Alabi a 25 anni di prigione il diciotto settembre scorso, si sono spinti ad ipotizzare concretamente il modus operandi dell' imputato, pur in assenza di un cadavere". La Piscaglia si sarebbe "perdutamente innamorata" di Padre Graziano e, durante la prosecuzione di un rapporto tenuto nascosto dall'opinione pubblica, potrebbe aver manifestato il desiderio di passare il resto della sua esistenza con l'uomo consacrato. Questi, che si sarebbe spaventato per l'emersione della "tresca" dalla clandestinità e per le possibili conseguenze, avrebbe agito: "Presentandosi come uomo di Dio - scrive la Corte d'Appello - avrebbe fatto innamorare una donna fragile come Guerrina Piscaglia, arrivando ad eliminarla perché impaurito". Ma non è tutto. La Piscaglia, infatti, potrebbe aver comunicato al frate di essere in stato interessato.

Il quadro indiziario, si apprende invece su La Nazione, è stato tracciato dal Pm Marco Dioni e dal sostituto procuratore generale Luciana Paris. E sarebbero almeno due gli elementi in grado di provare la colpevolezza di Padre Graziano: "il sms inviato quello stesso pomeriggio, per uno sbaglio di persona, a un prete nigeriano, come la firma sul delitto, e la figura di Zio Francesco, che compare sulla scena solo dopo che il frate è stato indagato, come la controfirma". Tra i due "protagonisti" di questa vicenda, peraltro, sarebbero intercorsi numerosi contatti telefonici e la cella telefonica della Piscaglia avrebbe agganciato quella del frate "quasi a dimostrare che è il sacerdote ad esserne in possesso". Un cellulare dal quale una "presunta Guerrina", si legge sempre sul quotidiano romano citato, avrebbe inviato messaggi tranquillizanti sulle sue condizioni di salute successivamente alla scomparsa.

Questo "Zio Francesco", inoltre, che Padre Graziano avrebbe indicato come l'amante segreto della casalinga di Baia Tedalda, non esisterebbe. Il frate avrebbe anche eccepito "disfunzioni erettili". Queste, però, sarebbero state smentite "dalle frequentazioni precedenti e successive alla scomparsa di Guerrina".

L'imputato continuerebbe a negare qualunque responsabilità e gli avvocati difensori, adesso, avrebbero intenzione di ricorrere in Cassazone. Il mistero della "Madame Bovary di montagna" potrebbe essere vicino alla risoluzione.

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