Cronache

Opera, lo scandalo dell'aula bunker: un'incompiuta da 11 milioni

Dopo oltre 20 anni i lavori non sono ancora terminati: l'ennesimo spreco della giustizia meneghina è l'aula bunker di Opera

Opera, lo scandalo dell'aula bunker: un'incompiuta da 11 milioni

C’è uno scandalo da 11 milioni di euro che ruota attorno alla giustizia meneghina e di cui non si parla più da qualche tempo: l’aula bunker di Opera. L’ennesimo spreco, il più eclatante, che siamo in grado di mostrarvi nel corso del nostro viaggio arrivato alla terza e ultima puntata (qui i video della prima e della seconda). Pensata all’inizio degli anni Novanta, in un’epoca in cui si celebravano i maxiprocessi, a oggi questa struttura non è stata mai utilizzata. E non esiste neppure una strada per raggiungerla. Come si vede nel video, bisogna passare per i campi. Il procuratore generale Roberto Alfonso dice che se ne sarebbe dovuto occupare il ministero della Giustizia attraverso il provveditorato del Dap. Ma al Dap replicano che al massimo possono ricavare un percorso all’interno del penitenziario: così, per assistere a una udienza pubblica, si dovrà passare per un carcere.

"I lavori sono terminati nell’agosto del 2015", assicura il provveditore interregionale alle Opere Pubbliche, Pietro Baratono: l’ulteriore ritardo di due anni sarebbe legato alla necessità di fare i collaudi, le richiesta di allacciamento di energia elettrica e gas, e i relativi preventivi. Due anni solo per questo. Ma in fondo sono nulla di fronte a tutto il tempo che è stato necessario per realizzare il bunker. "Ventuno anni, ne è sicura?", sorride il procuratore generale e, senza andare oltre, dice tutto (clicca qui per vedere il video).

Il progetto iniziale è mutato nel tempo, qualche anno si è perso per il fallimento della ditta appaltatrice, poi c’è stato l’innalzamento della falda acquifera a Milano, è stata modificata la normativa antisismica e, strada facendo, sono cambiate le esigenze del tribunale che, in un primo momento voleva due aule bunker, e alla fine un’aula e un grande archivio. Così giustifica l’enorme ritardo il provveditore che tiene a precisare: "Io sono a Miano dal 2012. Per concludere i lavori ho impiegato tre anni".

Intanto, su segnalazione della procura generale, la struttura è finita al centro di un’inchiesta, anch’essa interminabile, della procura della Corte dei Conti. Da un paio d'anni si ipotizza l’accusa di "danno erariale da opera incompiuta", ma ancora i magistrati contabili non hanno stabilito se il danno c'è stato e chi sono gli eventuali responsabili.

C’è da chiedersi se un simile bunker (il terzo nel territorio milanese) serva in un’epoca in cui i maxiprocessi non si fanno quasi più: "Può sempre essere utile – sostiene il procuratore generale Alfonso -. Quando ci sarà bisogno di utilizzarla per processi particolarmente sensibili e delicati, credo che l’aula potrà essere usata".

E ce lo auguriamo anche noi.

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