Cronache

La Cirinnà vuol modificare il green pass per i trans

Green Pass e privacy: la senatrice Monica Cirinnà espone una problematica per le persone transgender. E chiede al governo di cambiare regole

La Cirinnà vuol modificare il green pass per i trans

Il Green Pass come potenziale problematica "umiliante" per le persone trans: questa è, in ordine di tempo, l'ultima presa di posizione della senatrice Monica Cirinnà, che domanda all'esecutivo guidato da Mario Draghi modifiche in merito.

Mentre sul piano politico e su quello giuridico si discute sulle facoltà di controllo e di verifica del certificato verde, con tanto di pronuncia del Garante della Privacy e di circolare da parte del Viminale, l'esponente del partito che ha sede in via del Nazareno presenta una disamina che riguarda le possibili difficoltà legate alla presentazione del Green Pass da parte dei transgender.

Il tema palesato dal Monica Cirinnà è quello della "riservatezza". Per la senatrice, che com'è noto è in prima linea in tutte le battaglie che riguardano la tutela dei diritti della cosiddetta comunità Lgbt, è necessario che la privacy di quelle persone "venga rispettata". Cioè, per la progressista, è importante che le "persone trans non vengano umiliate pubblicamente e costrette a rivelare - oltre ai propri dati sensibili - elementi non necessari della propria identità e della propria storia", così come si legge nell'intervista che la Cirinnà ha rilasciato all'Huffington Post.

Si va dal percorso che una persona transgender deve affrontare alla presunta "violenza istituzionale" che potrebbe scaturire dalle regole che valgono in questo momento. Per via del Green Pass - annota l'esponente del Pd - , esiste dunque la possibilità che una persona trans debba "rivelare il proprio percorso di vita e/o ad essere chiamata con il nome registrato all’anagrafe, ma non corrispondente all’identità manifestata nella vita di relazione". La Cirinnà sul punto è intransigente ed attende che il governo Draghi proceda con il risolvere la questione.

Su Twitter, nel frattempo, si è scatenato il dibattito attorno alle rimostranze sollevate dall'esponente del partito guidato da Enrico Letta. Qualche utente segnala come, anche in caso di esenzione, sarà indispensabile far presente un documento che attesti la non obbligatorierà del certificato verde. E quindi, per le persone transgender, gli obblighi di legge non subirebbero poi modifiche rilevanti, divenendo comunque essenziale l'esposizione di un'altra tipologia di attestazione. Altri cinguettii mettono in evidenza come un trattamento differenziato rischi di essere - quello sì - "umiliante". Ma in rete, e non solo - come nel caso di Libero, che ha posto accenti sulle "priorità" della formazione di centrosinistra - , c'è pure chi sostiene che il Partito Democratico debba rivedere l'ordine delle questioni di cui si occupa, dato che le istanze della Cirinnà sarebbero marginali.

Comunque sia, la senatrice del Partito Democratico sta cavalcando una battaglia che è condivisa anche dalla comunità Lgbt. Nel corso di queste settimane, più di qualche ente associativo riferibile a quel mondo si è scagliato contro il Green Pass per le stesse ragioni sbandierate dalla relatrice per una delle leggi più discusse delle ultime legislature, ossia quella sulle Unioni civili.

Tutto questo accade mentre il mancato dialogo del Partito Democratico sul Ddl Zan ha comportato il naturale slittamento della discussione del provvedimento a settembre. Nonostante le aperture provenienti da più lati del Parlamento, il segretario Enrico Letta ed i suoi hanno voluto evitare l'approvazione di quel Ddl con l'apporto di modifiche che non sono state accolte dal Partito Democratico. Il che rischia di rendere il Ddl Zan un tema utile sì, ma soprattutto per la campagna elettorale in relazione alla campagna elettorale per le amministrative.

Un po' come può accadere per questa storia del Green Pass.

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