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Ora Conte può diventare il leader del partito del Papa

Ecco come Giuseppe Conte può divenire il riferimento del Vaticano nell'agone partitico. La mossa del gesuita padre Antonio Spadaro

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La Chiesa cattolica non è ancora riuscita nell'impresa di canalizzare i consensi derivanti dalla popolarità di Papa Francesco. Giuseppe Conte può essere l'uomo giusto al posto giuto.

Di "partito dei cattolici" si parla sin dalla campagna elettorale che ha portato alla nascita del governo gialloverde, dunque alla comparsa sulla scena del professore universitario. Ma una vera e propria formazione politica, vuoi per i limiti dei papabili o per le contingenze del momento, non è ancora stata fondata. Un programma, più o meno condiviso da tutte le alte sfere del Vaticano, esiste eccome: europeismo, solidarietà, green economy, accoglienza erga omnes e multilateralismo diplomatico. Dal professor Stefano Zamagni alla ridiscesa in campo di Enrico Letta e di Romano Prodi: di ipotesi, in questi mesi, ne sono state avanzate. Ma un battesimo ufficiale non c'è mai stato. Jorge Mario Bergoglio, sulla politica italiana, non è solito intervenire. Gli uomini vicini al pontefice argentino ripetono questo mantra da tempi non sospetti. Eppure gli "spin doctor" di Francesco non disdegnano affatto l'attivismo. Padre Antonio Spadaro, gesuita e direttore della Civiltà Cattolica, ha organizzato un evento per sabato prossimo. E tra gli invitati, figura proprio il nome del premier, che nel frattempo deve fare i conti con la crisi del MoVimento 5 Stelle. I grillini, che sono in caduta libera, hanno consentito a Conte di sedere sullo scranno più alto del Consigli dei Ministri. Dopo le elezioni regionali di domenica scorsa, i rapporti di forza sembrano destinati a mutare.

Se da una parte viene ventilata l'eventualità di un "partito dei cattolici", dall'altra si ipotizza pure di una mossa di Conte tesa a marcare le distanze dal "grillismo". Un modo come un altro per rimanere in sella. Sono solo eventualità, ma il presidente del Consiglio, che ha dichiarato di voler restare nell'agone, ha dinanzi a sè due strade: l'ingresso nel Partito Democratico, che a Nicola Zingaretti non dispiacerebbe, o la declinazione pratica del suo "nuovo umanesimo" all'interno di un contenitore nuovo. Il Fatto Quotidiano di oggi, poi, racconta di come Giuseppe Conte sia associabile, per via di frequentazioni comuni, al numero due del Vaticano, il "ministro degli Esteri" Pietro Parolin: "Conte e Parolin sono legati, per ragioni e momenti diversi, a Villa Nazareth, il collegio universitario fondato dal cardinale Domenico Tardini, fucina di classe dirigente e cattedrale del cattolicesimo democratico". La vicenda è nota. E c'entra pure il cardinale Achille Silvestrini, fautore del cattolicesimo democratico. Il "ruinismo", che vuole il dialogo con la Lega, è l'altra faccia di una medaglia ormai nota. Il Giuseppe Conte di adesso, quello che ha superato le velleità espresse nel corso del suo primo mandato, non rivendica più di essere un "populista", anzi. Il Conte bis è antisovranista, dunque anti-salviniano, per definizione. Proprio come la Chiesa cattolica ai tempi del primo Papa gesuita.

Se è vero che Papa Francesco sta combattendo una "guerra Santa" contro l'emersione del sovranismo in Europa, è vero pure che Giuseppe Conte può divenire lo scudiero italiano di questa crociata.

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