Coronavirus

Tre esperti non firmano il verbale: è caos sulla stretta di Natale

Concluso il vertice, il piano del Cts in tre punti: più controlli, no assembramenti e massime precauzioni

Tre esperti non firmano il verbale: è caos sulla stretta di Natale

Terminata la riunione del Cts, sono tre i punti su cui, secondo i tecnici, dovrebbero fondarsi i provvedimenti che hanno l’obiettivo di inasprire le misure attuali utilizzate nelle zone arancioni e rosse. Alla fine di un lungo vertice, i tecnici sono giunti a un documento condiviso da inviare a Palazzo Chigi.

I tre punti del Cts

Come riportati da Repubblica, ecco i tre punti fondamentali anticipati da una introduzione riguardante la situazione in cui ci si trova. Il primo punto si basa sul potenziamento dei dispositivi di controllo per assicurarsi che le norme vengano seguite. Con dispiegamento di forze dell’ordine. Il secondo punto riguarda il rischio di assembramenti, ovvero le aggregazioni incontrollate di persone, sia che avvengano in luoghi pubblici che privati. L’ultimo punto si riferisce alle zone di colore giallo, dove da domenica 20 dicembre saranno inserite quasi tutte le regioni, che secondo i tecnici dovranno avere misure più restrittive, da scegliere tra quelle presenti nell’articolo 3 del Dpcm dello scorso 3 dicembre.

L’idea è che vengano adottate le norme usate per le zone arancioni o addirittura rosse. Al governo spetterà la decisione sui tempi. Come scritto dagli esperti, il Comitato tecnico scientifico "valuta con molta preoccupazione il riscontro di grandi aggregazioni tra persone osservate in diverse aree del Paese, soprattutto nei centri storici e nelle aree metropolitane, nonché la difficoltà di contenimento/prevenzione delle aggregazioni medesime". Le misure da adottare devono quindi puntare a evitare situazioni che possano mettere a rischio sia il distanziamento interpersonale che l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale in qualsiasi occasione siano necessari.

Il pericolo di aggregazioni in luoghi pubblici e privati

Il monitoraggio della Cabina di regia ha sì riscontrato un miglioramento per quanto riguarda i dati sulla diffusione del virus, ma anche che in certe Regioni il numero di letti occupati nei reparti di terapia intensiva e internistici sono ancora sopra la soglia. L’epidemia deve continuare a ritirarsi. “Questo ancor più nella consapevolezza delle specificità del periodo cui si va incontro, dei rischi specifici relativi alla mobilità ed alla aggregazione nei contesti familiari e sociali, oltre alla preoccupazione che aggregazioni non controllate di persone possano ripercuotersi negativamente sul consolidamento del controllo del contagio che, ad oggi, registra un indice Rt nazionale inferiore a 1 e che necessita di azioni di grande prudenza in occasione del periodo delle festività natalizie". Precisando che gli incontri, tipici del periodo natalizio, sia in luoghi privati che pubblici possono essere occasioni di contagio.

Dei tre punti, è l’ultimo il più importante, ovvero quello che parla di inasprire le misure facendo riferimento al Dpcm dello scorso 3 dicembre. Il Cts sottolinea "l’opportunità di una modulazione in ordine alla tempistica ed alla durata dei provvedimenti che andranno ad essere implementati, alla tipologia di restrizioni specifiche previste, nonché alla dimensione spaziale e territoriale di applicazione, anche con riguardo– nell’adozione delle misure – alle specificità del rischio del periodo natalizio sopra illustrate".

Anche questa riunione è stata lunga e difficoltosa, proprio perché vi erano in essa due posizioni ben distinte. Da una parte quella che, con il commissario straordinario dell'emergenza Domenico Arcuri in primis, voleva focalizzarsi sulle norme delle zone rosse, l’altra, appoggiata da Franco Locatelli dell’Iss, che propendeva invece per indicazioni meno specifiche e più aperte. Alla fine è prevalso l’invito a usare le norme contenute nel Dpcm rivolte alle zone arancioni e rosse. Ricordiamo che nelle zone arancioni, a differenza di quelle gialle, bar e ristoranti restano chiusi e le persone non possono uscire dal proprio Comune. Toccherà a Palazzo Chigi decidere sui provvedimenti previsti per le zone rosse.

In tre non hanno firmato il verbale

È però sorto un problema in ultimo. Il verbale non è stato firmato dai tre direttori generali del ministero della Salute Achille Iachino, Andrea Urbani e Giovanni Rezza, perché sarebbe nata una frattura sulla decisione del Cts di non indicare chiusure specifiche da seguire. Nel verbale del Comitato tecnico scientifico mancherebbero norme specifiche da modificare. Viene solo indicato che ci devono essere maggiori controlli che vadano a evitare assembramenti nelle piazze e nelle strade durante nel fine settimana. I tecnici concordano sulla linea di chiusura, senza però indicare i luoghi da chiudere. Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss, ha tenuto a precisare che i pericoli maggiori si verificano nei luoghi dove le mascherine vengono abbassate, ovvero bar e ristoranti. Tra mercoledì e giovedì dovrebbe esserci un incontro tra governo e Regioni per un confronto sulle decisioni prese.

È comunque mancata l’unanimità, dovuta alla mancanza di firma dei tre direttori generali del ministero della Salute.

Commenti