Ora spunta pure la sottovariante: tutti i numeri della Delta

La variante Delta ha già prodotto 5 sottovarianti: la più pericolosa è identificata con la lettera D. "L'unico modo per fermare il virus sono le vaccinazioni": ecco cosa dicono gli esperti

Ora spunta pure la sottovariante: tutti i numeri della Delta

Anche la variante Delta segue l'evoluzione naturale di questo Covid-19 che ha iniziato a mutare sin dalla sua comparsa a Wuhan: sono state rilevate ben cinque sottovarianti che indicano come il virus stia mutando "tenacemente e velocemente per sopravvivere".

La sottovariante D e le sue "sorelle"

Uno studio israeliano pronto per la pubblicazione su una rivista scientifica ha innanzitutto individuato la sottovariante D della Delta come quella più pericolosa: oltre a questa, le altre quattro sono individuate con le prime lettere dell'alfabeto. A, B, C, ed E appartengono tutte alla stessa famiglia. Nulla di nuovo per i virologi, che sottolineano come non sia finita e che arriveranno nuove mutazioni. "Il virus Covid continua a mutare ma tra le varianti, la Delta, ultima arrivata, si sta già suddividendo. Al momento, si riconoscono dal punto di vista genetico 5 sottovarianti, e il sottotipo D è quello dominante. Le differenze tra la Delta originale e quest'ultima sono troppo poche per parlare di cosa del tutto nuova", afferma Giovanni Maga, direttore del Cnr di Pavia

Cosa cambia rispetto a Delta

Nello specifico, la sottovariante D ha alcune proteine diverse rispetto alla Delta e la ricerca è impegnata a capire come queste differenze abbiano dato un altro vantaggio al virus. "Rispetto alla Delta del primo momento stiamo sicuramente parlando di una cosa diversa - prosegue il virologo a Repubblica", sottolineando come, in base a come queste proteine sono incastrate, il virus svolge un lavoro diverso che può portargli un vantaggio o uno svantaggio. "Il processo che ha portato alla luce la sottovariante D è stato questo". A questo punto la domanda è: quanto sarà pericolosa questa nuova mutazione? Una risposta ancora non c'è, si vedrà in itinere ma come accaduto finora, la più forte sarà quella prevalente. L'unica barriera in grado di fermare le varianti sono i vaccini. "Più ci si vaccina e meno varianti avremo all'orizzonte", incalza Maga. Lo studio israeliano indica che le cinque sottovarianti sono presenti almeno già da aprile in India, la D è diventata prevalente a maggio. Per il professore del Cnr non si tratta di un caso se anche la variante Delta sia nata in India, "Paese affollato, con poca popolazione vaccinata e con misure igieniche scarse".

Raddoppiato il rischio di ricovero

Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet mostra che la variante Delta può aumentare fino ad 1,5 volte il rischio ricovero rispetto a quella precedente ed i numeri italiani del mese di agosto lo dimostrano: dai 168 della prima settimana di agosto ai 376 degli ultimi sette giorni. Se è vero che il temuto aumento dei contagi a 20-30mila al giorno non c'è mai stato e la curva si è assestata intorno ad ottomila nuovi casi quotidiani, i decessi continuano a crescere. Sottolineando sempre come siano le persone non vaccinate a finire in terapia intensiva e rischiare la vita, sono due le ipotesi per questa situazione. "Che il Covid sia diventato più severo con la variante Delta che ha certamente portato a quasi il raddoppio delle ospedalizzazioni ma anche che, sulla popolazione più anziana vaccinata con doppia dose ormai da sei mesi, l'efficacia dei vaccini cominci a calare anche sulla protezione dalla malattia grave. Basta una discesa piccola tra gli over 80 per avere un effetto percentuale consistente", afferma Matteo Villa, ricercatore dell'Ispi alle prese con l'analisi su contagi e decessi in nove Paesi europei.

Perché (senza vaccino) Delta fa paura

Carica virale da 100 a mille volte superiore rispetto alla variante inglese, incubazione di 2 giorni contro i 4-5 di inizio pandemia: ecco perché Delta si è diffusa così velocemente ed ha creato un aumento dei contagi. Anche in questo caso, però, niente panico perché (per chi vuole) la soluzione è a portata di mano. "Più che parlare di immunità di gregge dovremmo concentrarci sulla protezione dalla malattia grave che l'attuale vaccino conferisce ampiamente e fare ogni sforzo per vaccinare gli esitanti, ancora più di 4 milioni tra gli over 50. Allora non guardiamo solo ai casi incidenti, cioè ai contagi, ma facciamo riferimento alla protezione dalla malattia grave. In rianimazione, nel 90 % dei casi, ci finiscono persone non vaccinate a carico delle quali grava il 95 % dei decessi", afferma il virologo Giorgio Palù, presidente dell'Aifa e componente del Comitato tecnico scientifico.

Ecco perché diventa fondamentale la terza dose, specie per

immunodepressi, fragili e anziani ma anche una nuova stagione di vaccino antiinfluenzale per tutti, come consigliano gli esperti: sono queste le indicazioni che il Cts consegnerà al governo per affrontare l'autunno in sicurezza.

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