Cronache

Ora è vietato pure pregare

Ed arrivarono quattro gendarmi, con i pennacchi e con le armi: "Patente e rosario, per cortesia". È vietato pregare, lo ha deciso il pensiero unico

Ora è vietato pure pregare

Ed arrivarono quattro gendarmi, con i pennacchi e con le armi: «Patente e rosario, per cortesia». È vietato pregare, lo ha deciso il pensiero unico. A Lizzano, in provincia di Taranto, il sindaco Antonietta D'Oria ha chiesto ai carabinieri di schedare i fedeli che stavano recitando un rosario, organizzato nella chiesa di San Nicola da don Giuseppe Zito, «per difendere la famiglia dalle insidie che la minacciano, tra cui il disegno di legge contro l'omotransfobia». È la prova di come una legge scritta male, ancor prima di essere approvata, possa già disvelare il suo volto peggiore, oscurantista.

Già, perché alla notizia del rosario a sostegno della famiglia tradizionale, davanti alla chiesa sono arrivate alcune persone per protestare, tra bandiere Arcobaleno e volantini tipo: Dio ti insegna a odiare i gay o le lesbiche? Oppure: Dio ti insegna a discriminare? O ancora: Dio ti insegna a limitare le libertà? Domande da porre più ai manifestanti che ai credenti assiepati nella chiesa, ma tant'è. Quando i carabinieri sono intervenuti per identificare i manifestanti (come prevede la legge, visto che il flash mob non era stato autorizzato) è intervenuto il sindaco. Che, in nome di una strano concetto di laicità, ha difeso solo il diritto alla protesta dei cittadini e ha urlato ai carabinieri di identificare anche le persone che si trovavano in chiesa. «Quella preghiera è una vergogna per Lizzano», ha urlato la donna tra gli applausi dei manifestanti, che poi non ha perso occasione di fare sfoggio sui social della sua piazzata: «Chi ama non commette mai peccato, perché l'amore, di qualunque colore sia, innalza sempre l'animo umano ed è una minaccia solo per chi questa cosa non la comprende - ha scritto la D'Oria - tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione come dice la Costituzione». Tutti tranne i cattolici, naturalmente.

Eccolo, il pensiero unico. Protestare davanti a una chiesa per impedire una preghiera è sacrosanto, pregare per la famiglia tradizionale no. Siamo arrivati alla religione politicamente corretta, che vuole imporci anche a che santo votarci. Eppure chi aveva preconizzato un clima di odio e di caccia alle streghe dopo l'approvazione del pasticciato provvedimento in discussione in Parlamento (su cui si è registrata un'insolita astensione da parte di Forza Italia) era stato preso per pazzo, e invece si può già assaggiarne il frutto amaro e liberticida. La norma, che vuole inserire l'identità di genere e l'omotransfobia nell'articolo 604 del codice penale - che punisce chi istiga all'odio razziale e religioso - rischia di cancellare non solo il diritto a pregare ma anche il diritto di opinione e la libertà di dire, per esempio, che l'utero in affitto è un reato e che un figlio ha diritto a una madre e un padre. Ecco la prova, ed è solo l'antipasto. Oggi a Montecitorio alcune associazioni saranno in piazza a manifestare contro la legge Zan. Non resta che pregare che qualcuno in Parlamento si ravveda - Forza Italia in primis - ma è meglio non dirlo in giro.

Altrimenti arrivano i carabinieri, con i pennacchi e con le armi.

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