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Pagani tra passato e presente

Tra miti dell'antica grecia, ricostruzione post terremoto, tammorre e pomodori di San Marzano, "l'anarchia" di Pagani

Pagani tra passato e presente

Gli antichi palazzi di Pagani si susseguono uno dopo l'altro. Le facciate sembrano creazioni di qualche artista d'avanguardia che voleva creare significati mistici. Le parti più basse sono antiche, i piani superiori sono stati ricostruiti dai singoli proprietari dopo il terremoto dell'Irpinia. Sono come a strati, quasi anarchiche. Non sembra esserci stata alcuna supervisione della Sovrintendenza per i Beni Culturali e ognuno ha fatto a suo modo. Il risultato è un centro antico anarchico e a tratti piuttosto affascinante (guarda la gallery).

Tra passato e presente

Pagani ha origini antichissime che sono ancora molto evidenti soprattutto nella cultura della gente. Moltissime delle feste e delle tradizioni locali sono impregnate di paganesimo rielaborato da una forte devozione popolare verso le tradizioni cattoliche. Tanto che lo stesso nome della città può dar luogo a molte interpretazioni e leggende.

La città era abitata già in epoca romana, si trovava lungo la strada che collegava Nucerina Alfaterna con Stabiae e Pompei. Il cristianesimo si diffuse a Pagani già nel I secolo d.c., tanto che la cittadina vanta due martiri Felice e Costanza, che sarebbero stati uccisi durante le persecuzioni neroniane. Alcuni storici contestano però che la città sia stata fondata dai romani e pensano che sia in realtà molto più antica. Secondo questa ipotesi la zona sarebbe stata già abitata nel 1000 a.c. da un popolo greco-africano chiamato i taurani. La prova sarebbe nella toponomastica della zona che conserva nomi come “Cappelluccia dei Taurani” e via Lamia, l'antica dea da loro venerata. Tanto che secondo molte leggende popolari una statua antica che si conserva nel muro accanto alla farmacia, davanti al veneratissimo santuario della Madonna delle Galline, rappresenterebbe proprio la dea Lamia. Secondo gli storici l'origine di questa figura “va probabilmente ricercata nell'archetipo della dea della notte o dea-uccello dal quale originarono Istar, Atargartis e Atena. La connessione con la notte spiegherebbe per gli storici la connessione con la magia, il soprannaturale, il mistero, ma anche la morte, con i fenomeni inspiegabili e con l'ambivalenza di sentimenti nei confronti della dea Lamia. Tanto che nel medioevo si confuse con le streghe.

Nel mito greco Lamia era la bellissima regina di Libia. La leggenda racconta che ebbe da Zeus, che era innamorato di lei, il dono di levarsi gli occhi dalle orbite e rimetterli a proprio piacere. La moglie di Zeus, Era, si vendicò uccidendo i figli che suo marito ebbe da Lamia. Lamia, ormai lacerata dal dolore, iniziò a divorare i bambini delle altre madri, dei quali succhiava il sangue. La sua rabbia fece in modo che la sua bellezza svanisse, trasformandola in un essere orribile, capace però di cambiare e apparire attraente per sedurre gli uomini, allo scopo di berne il sangue.

Il legame con il femminile

La città di Pagani ha moltissimi legami con il femminile, sicuramente qui nell'antichità ci doveva essere un forte rapporto con le dea Madre Terra. Il rapporto con le antichissime festività legate al mondo materno e femminile spiegano la devozione popolare per la Madonna delle Galline, la festa per cui Pagani è famosa in tutta Europa e che affascina antropologi e sociologi.

La festa della Madonna delle Galline

La tradizione popolare racconta che nel sedicesimo secolo alcune galline razzolando portarono alla luce una piccola tavola lignea su cui era raffigurata la Madonna del Carmine. Il quadro fu forse sotterrato nell'ottavo-nono secolo, per sottrarlo alla distruzione della lotta iconoclasta , che vietò il culto delle immagini sacre, o anche alle feroci incursioni e razzie dei saraceni. Da allora ogni anno si tiene la festa della Madonna delle Galline, che dura un mese e termina con la processione della Madonna un settimana dopo Pasqua, se non piove. La Vergine viene portata in processione insieme ad animali da cortile tra cui galline, colombi e pavoni. Nei vari cortili della città si allestiscono degli altari religiosi, detti toselli, dove durante il mese di festeggiamenti, in alcune serate si suona e balla la tammurriata e si cucinano carciofi arrostiti e pasta al ragù. Il rapporto tra la festa e i cantori e suonatori di tammurriata è fortissimo. Pagani è famosa per i suoi cantori, come Biagio De Prisco o per esperti di cultura popolare come Bruno Buoninconti. Entrambi tra i protagonisti del documentario Pagani della regista Elisa Flaminia Inno.

Le Tammorre

La Madonna delle Galline a Pagani, insieme a Monte Vergine in provincia di Avellino, alla Madonna di Castiello, di Materdomini a Nocera, di Bagni a Scafati, la Madonna della Neve di Torre Annunziata e dell'Avvocata di Cava dei Tirreni, fanno parte di un antichissimo circuito legato al mondo delle tammorre. La tammorra è un tipo di musica e canto campano di origine greco antica che mette in musica canti, duelli, corteggiamenti, prese in giro e perfino pettegolezzi di paese. Fino agli anni sessanta poteva capitare che si mettesse in musica qualche pettegolezzo e che i guappi locali potessero tirare fuori i coltelli in risposta a offese ricevute durante qualche tammurriata. Esistono tantissime varianti locali, ogni comunità ha le sue tammurriate.

Il Pomodoro di San Marzano

Pagani oltre che essere famosa per i carciofi, si trova nel pieno dell'Agro Sarno Nocerino, zona di importanza fondamentale per l'agricoltura campana. Le rigogliose campagne sono il regno del pomodoro di San Marzano, che non è più quello classico, dopo che il suo cultivar originale è stato distrutto da una virosi nel 1991 e sostituito da varietà simili. I pomodori di San Marzano sono famosi per avere polpa compatta e carnosa, poco acquosa e con pochi semi che lo rendono molto adatto a fare le conserve e i sughi.

I Femminielli

La città è anche legata alla cultura dei femminielli che ogni anno portano avanti antichissime tradizioni come il matrimonio della Zeza, la Morte di Carnevale e la Figliata. La loro cultura, che è legata al duale, maschile e femminile, è presente in città da millenni, fa parte della storia e delle tradizioni dell'Agro Sarno Nocerino e della Campania. Sono integratissimi e fanno parte della comunità da sempre.

E in fondo la cultura del doppio, della transizione e della dea Madre Terra, colgono pienamente l'anima di questo luogo.

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