
Il confine tra Thailandia e Cambogia è in fiamme. Nuovi violenti scontri lungo la frontiera contesa tra i due Paesi sono scoppiati poche ore fa portando ad una pericolosa escalation militare dopo settimane di crescenti tensioni. Il ministro della Salute thailandese, Somsak Thepsuthin, ha dichiarato che sono 12, tra cui 11 civili e un soldato, le persone uccise nei bombardamenti dell'esercito cambogiano. Feriti anche 24 civili e sette militari. La Thailandia, a seguito degli scontri a fuoco, ha fatto sapere di aver lanciato attacchi aerei su obiettivi terrestri in Cambogia e ha chiuso i valichi di frontiera dopo aver chiesto alla popolazione di allontanarsi dall'area. Evacuati 40mila civili provenienti da 86 villaggi.
Sia la Thailandia che la Cambogia si rimpallano la responsabilità di aver aperto il fuoco per primo. Stando ad alcune ricostruzioni, la vampata di violenza si è riaccesa in prossimità del tempio di Ta Moan Thom, lungo il confine orientale tra Cambogia e Thailandia, a 360 chilometri circa da Bangkok. Sutthirot Charoenthanasak, capo del distretto di Kabcheing, nella provincia nord-occidentale thailandese di Surin, ha dichiarato che la risposta thailandese è arrivata dopo un colpo d'artiglieria sferrato dai cambogiani.
Il ministero della Difesa cambogiano ha accusato l'esercito thailandese di aver impiegato jet da combattimento per sganciare bombe su una strada collocata nei pressi dell'antico tempio di Preah Vihear. Sui social, la Regione del secondo esercito thailandese ha dichiarato che un F-16 ha colpito un obiettivo militare in Cambogia. Il caccia sarebbe uno dei sei pronti a essere schierati nella zona di confine teatro delle ostilità in corso. A confermarlo è anche il vice portavoce delle forze armate thailandesi, Richa Suksuwanon, che ha ammesso che è stato "utilizzato il potere aereo contro obiettivi militari, come previsto". Le autorità della Cambogia hanno condannato la "sconsiderata e brutale aggressione militare" della Thailandia contro la sovranità e l'integrità territoriale del loro Paese e il primo ministro cambogiano ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Nelle scorse ore Bangkok aveva richiamato il proprio ambasciatore in Cambogia, Tull Traisorat, e annunciato l'espulsione dell'ambasciatore cambogiano a Bangkok, Hun Saroeun. Una mossa seguita a un incidente con mine antiuomo lungo il confine durante il quale è rimasto ferito un militare thailandese. Il ministero degli Esteri della Thailandia ha presentato una protesta formale a Phnom Penh, accusando il vicino di aver posizionato nuove mine nella zona.
Sull'escalation poco fa è intervenuta la Cina. Il portavoce del ministero degli Esteri Guo Jiakun ha dichiarato che Pechino è "profondamente preoccupata dagli attuali sviluppi" al confine tra Cambogia e Thailandia ed invita le parti "ad accomodare le differenze attraverso il dialogo e le consultazioni". Nella crisi, ha sottolineato il portavoce, l'erede del Celeste Impero manterrà "una posizione equa e imparziale". Anche l'Unione Europea, per mezzo di un suo portavoce, si è detta "preoccupata" e ha lanciato un appello alla de-escalation.
Come ricorda il Guardian, Bangkok e Phnom Penh condividono oltre 800 chilometri di confine e diversi punti
della frontiera sono soggetti a rivendicazioni territoriali. Gli ultimi scontri di rilievo si sono verificati tra il 2008 e il 2011 durante i quali si registrò un bilancio di 34 morti e lo sfollamento di migliaia di persone.