La mamma di Pamela: "Oseghale? Un demonio, parla non hai scampo"

Ad un anno dal delitto di Macerata il grido di dolore della mamma di Pamela Mastropietro: "Oseghale? Un demonio, le sue scuse sono parole inutili, ora parli"

La mamma di Pamela: "Oseghale? Un demonio, parla non hai scampo"

“Parla perché tanto non hai scampo, né tu, né i tuoi complici”. Dal programma di Rai 1, Storie Italiane, Alessandra Verni, la mamma di Pamela Mastropietro si rivolge ad Innocent Oseghale, il principale indiziato per il brutale omicidio della ragazza.

Ad un anno esatto dalla tragica fine della giovane, il cui corpo è stato ritrovato fatto a pezzi all’interno di due trolley a Casette Verdini, frazione del comune di Pollenza, in provincia di Macerata, non c’è spazio per la parola “perdono”. Non è servita la lettera di scuse letta in aula di tribunale qualche mese fa dallo spacciatore nigeriano accusato di omicidio ed occultamento di cadavere a commuovere la madre della ragazzina romana. “Sono solo parole inutili da un demonio del genere”, ha detto la donna davanti alle telecamere della trasmissione di Eleonora Daniele, durante la quale ha ricordato l’unico incontro avuto in tribunale con il presunto assassino di sua figlia.

“L’unica volta che ha alzato lo sguardo è quando mi ha visto entrare nell’aula – ha detto Alessandra Verni - ha visto la maglietta con la foto di mia figlia, in quel momento in lui ho visto soltanto paura, paura perché scopriremo tutta la verità”. Il 13 febbraio Innocent Oseghale dovrà comparire davanti ai giudici della Corte di Assise. Secondo le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Macerata sarebbe stato lui a violentare Pamela dopo averla attirata nel suo appartamento di via Spalato, forse promettendole in cambio una dose di eroina. È qui che si sarebbe consumato l’omicidio della ragazza ed è sempre qui che il nigeriano avrebbe sezionato in “modo scientifico” il suo corpo, per poi occultarlo, dopo averlo trattato con ammoniaca, all’interno dei due trolley abbandonati alla periferia di Pollenza.

Ora la famiglia si aspetta “la massima condanna” per il pusher.

"Non vorrei che siccome l'imputato è di colore qualcuno abbia paura di dargli la giusta condanna e di essere tacciato di razzismo”, aveva detto nei giorni scorsi all’Adnkronos Marco Valerio Verni, zio di Pamela e legale della famiglia Mastropietro. Per il perdono ancora non c’è posto, e forse non ci sarà mai. “È stato un fatto demoniaco, sarebbe come dire perdonare Satana e da cristiani non potremmo mai perdonare Satana", ha tagliato corto lo zio della vittima.

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