Besart Imeri, il macedone residente a Cupra Montana che mercoledì ha ucciso il figlioletto Hamid "perché posseduto da un’entità soprannaturale", era un devoto di Allah. Questo risulta dalle prime indagini della magistratura che sta vagliando i quattro profili dell'assassino.
L'uomo, disoccupato da cinque mesi, in attesa del terzo figlio, aveva creato un profilo per pubblicare link e post con preghiere, inni ad Allah o articoli a carattere religioso. La foto del suo profilo è una luna che si specchia sul mare, avente al centro una scritta in arabo, e le uniche immagini che compaiono sugli album richiamano la religione. Gli articoli condivisi e rilanciati sulla sua bacheca mettono in risalto lo stato di disagio interiore che il macedone tenta di domare cercando risposte nella religione.
Non compaiono documenti di carattere fondamentalista, almeno tra quelli visibili a tutti, rileva il Giorno, ma le indagini degli inquirenti potrebbero evidenziare anche collegamenti più radicali. Attraverso l’analisi di Facebook emergono punti di contatto con Luca Giustini, l'uomo di Collemarino (provincia di Ancona) che nell’agosto 2014 uccise la figlia di appena 18 mesi. Il ferroviere, nei giorni precedenti il delitto, aveva messo alcuni 'like' a siti legati alla religione e a figure carismatiche che si ritenerva avessero poteri soprannaturali.
Occorrerà una valutazione psichiatrica, come sostiene l’avvocato difensore Raffaelle Sebastianelli, per capire se effettivamente Besart Imeri soffrisse di una patologia tale da renderlo incapace di intendere e di volere al momento dell'omicidio.
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