Il Parlamento sordomuto

Il Parlamento sordomuto

La ripresa dell'attività parlamentare mi ha messo di fronte all'impotenza che ricordavo di aver sperimentato nelle precedenti legislature. Il Parlamento non conta niente, anche con i tanti rappresentanti che vorrebbero essere utili provvedendo a «misure urgenti a favore delle popolazioni, dei territori di Abruzzo, Lazio, Marche ed Umbria, interessati dagli eventi sismici». Il mio interesse per la materia è altissimo e da anni ripeto che nessun governo si può dire tale se non affronta la ricostruzione delle aree terremotate. Numerosi e ragionevoli emendamenti al decreto legge presentato dal Gentiloni e Padoan, un governo dell'altro mondo. E invece, divenuta maggioranza, la Lega con i Cinque stelle è stata presa dalla sindrome di Stoccolma: ha blindato il decreto, determinando una situazione surreale.

Decine e decine di emendamenti discussi nella certezza di essere respinti, i due rappresentanti di governo ostinatamente silenti, indisponibili a confrontarsi anche sulle proposte più semplici e logiche come il coinvolgimento dei sindaci e i restauri delle chiese di interesse storico-artistico. Niente. Silenzio. Dibattito inutile, nessuna risposta.

Il parlamentare non deve ragionare, non deve convincere, deve soltanto votare seguendo la volontà di un governo impenetrabile e alieno.

Penso con nostalgia al Parlamento cinese. Per i parlamentari, liberi di occuparsi d'altro, vota il capogruppo.

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