Cronache

"Mai più pasta alla puttanesca": l'ultima deriva del Metoo

Nigella Lawson, una celebrità dei programmi di cucina inglesi, ha preferito rimuovere il termine "slut" dalla ricetta per non offendere le donne

"Mai più pasta alla puttanesca": l'ultima deriva del Metoo

Potremmo definirla la Benedetta Parodi britannica, facendo un complimento alla signora Caressa. Perché Nigella Lawson nel Regno Unito è una celebrità di primissimo piano, autrice di best-seller dedicati alla cucina, conduttrice tv apprezzatissima e titolare di un impero gastronomico da 20 milioni di euro.

In Italia, però, dove certamente abbiamo poco bisogno dei consigli culinari provenienti dall'estero, la conoscono in pochi. Anzi, la conoscevano in pochi fino a qualche ora fa. Quando si è trasformata in una "Social justice warrior". È un termine utilizzato molto nel mondo anglosassone per definire qualcuno che promuove opinioni socialmente progressiste, di sinistra e liberali, inclusi il femminismo, i diritti civili, i diritti dei gay e dei transgender, le politiche identitarie e il multiculturalismo, in modo così ortodosso da risultare in alcuni casi grottesco. In altri addirittura violento.

Nigella Lawson rientra nel primo campo d'applicazione (per fortuna), da quando ha deciso che chiamare un piatto di pasta "Spaghetti alla puttanesca" è, nel 2021, semplicemente scandaloso. Ora al loro posto nelle sue ricette offre gli "Slattern Spaghetti", perché la parola inglese "Slut" (prostituta) è bene che venga rimossa per non offendere la sensibilità delle donne e sostituita con un concetto "molto" diverso. "Slattern", infatti, sta ad indicare una donna "disordinata e sciatta" aggettivi che, tra l'altro, possono essere utilizzati in lingua inglese anche come sinonimi di prostituta. Ma tanto basta alla Lawson per sentirsi più "corretta", come ha spiegato in un tweet: "Recentemente ho avuto una conversazione su Twitter con un certo Jim Hewitt (@jimbarleycorn) riguardo al nuovo nome, e concludo con gratitudine con questo suo favoloso messaggio: 'In quei giorni in cui mia madre non aveva il tempo di spazzolarsi i capelli e cucinava la cena usando qualsiasi cosa ci fosse nella credenza, diceva: 'Zitta. Sto facendo lo slatterning!''. Definizione perfetta per un giorno di slatterning".

Una rettifica francamente imbarazzante. Perché sarà anche ricca, affascinante e famosa, ma la sig.ra Lawson basandosi su una frase en passant pronunciata da sua madre pretende di poter cancellare in un delirio #MeToo applicato alla cucina un pezzo di cultura gastronomica italiana (e quindi mondiale). Perché questo gesto è un incrocio tra il turbofemminismo e la "cancel culture" a tutti gli effetti. La storia della pasta olive e capperi, infatti, racconta di un contesto sociale, urbano e antropologico italiano.
Il termine "puttanesca" è sì legato a moltissime leggende, ma proprio perché la sua derivazione è così popolana che si tratta di un patrimonio.

Se un primo racconto fa risalire il piatto alla Roma dei primi del Novecento, in cui un oste avrebbe realizzato per la prima volta la ricetta in una casa di appuntamenti, un altro ne suggerisce l'origine ai Quartieri Spagnoli di Napoli, sempre in una casa di piacere. La leggenda più celebre, però, ovviamente, è legata ala figura di Sandro Petti, che negli anni ’50 era tra i proprietari di un celebre locale notturno ischitano. Una sera pare che avesse molti ospiti a cena ma pochi ingredienti a disposizione per sfamarli. Poiché era molto tardi e questi avevano un grande appetito, insistettero dicendo: “Facci una puttanata qualunque”. Petti prese dalla dispensa pomodori, olive, capperi e mise insieme dei leggendari "Spaghetti alla Puttanesca".

Storie di vita vissuta, leggende, aneddoti popolari che a quanto pare nel 2021 rischierebbero di ferire la sensibilità di chissà chi. La puttanesca, tra l'altro, non è l'unica ricetta ad aver subito un rebrand. Il dolce "Slut Red Raspberries in Chardonnay Jelly", infatti, è stato ribattezzato "Ruby Red Raspberries in Chardonnay Jelly" dalla Lawson, che lo aveva presentato così in un suo libro di cucina del 2002. Il dessert, compreso di descrizione evocativa, è identico: "I lamponi innaffiati di vino assumono un colore rosso brillante; la gelatina morbida, traslucida e pallida di corallo in cui siedono ha una fragranza inebriante e floreale che potrebbe far piangere un consumatore riconoscente".

Se ci leggete dei doppi sensi, è perché ci sono. E sono molto simpatici e gustosi. Ma lasciar intendere, nel mondo dei "Social Justice Warriors" è consentito, purché si obbedisca ai dettami della neolingua che non vuole che si pronunci mai nulla di scabroso.

Tipo puttanesca.

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