Il Patriarcato non è un gioco

Scusate se oggi la rubrica la tiriamo via un po' così; è che non vediamo l'ora di tornare a casa tra due giorni è la festa della donna!

Il Patriarcato non è un gioco
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Scusate se oggi la rubrica la tiriamo via un po' così; è che non vediamo l'ora di tornare a casa tra due giorni è la festa della donna! per giocare a Pink*, con l'asterisco; e speriamo non venga un'afonia a chi l'ha scelto. È il gioco da tavolo del momento. Mia moglie è entusiasta: ha detto che mi aspetta, deve solo preparare la cena per tutti, poi sparecchiare, caricare la lavastoviglie, rassettare la cucina, lavare le cose da calcio del piccolo, preparare la borsa da tennis del grande, spazzolare il micio Bizet ed è pronta. Speriamo abbia ritirato le giacche dalla lavanderia. Non capisco cosa abbia da fare dopo che ha finito di lavorare...

Comunque ha detto che invita un paio di amiche, single che non sanno mai cosa fare alla sera. Intanto le ho spiegato il gioco. È una metafora degli ostacoli che le donne incontrano oggi in Italia. Scopo: raccogliere, muovendosi sul tabellone, token corrispondenti a tre ambiti: lavoro, famiglia e vita sociale, le sfere in cui il Patriarcato è più opprimente. E attenzione agli imprevisti: il «maschilismo tossico» è sempre in agguato. Insomma, un gioco dell'oca per oche, se la battuta non fosse pessima.

Bene. Noi siamo per la lotta alla disparità di genere. Poi abbiamo letto l'avvertimento dietro la scatola: dice che Pink* tratta di sessismo, abilismo, grassofobia, razzismo, ageismo, lesbofobia, transfobia, stupro e violenza di genere e avvisa «che alcune di queste tematiche potrebbero urtare la tua sensibilità».

Ho richiamato mia moglie e le ho detto di annullare tutto. La porto fuori a cena.

Paga lei.

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