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Pci, cento anni dalla parte sbagliata

Nasceva nel 1921, "il Giornale" lo ha sempre combattuto

Pci, cento anni dalla parte sbagliata

Il gruppo di separatisti del Partito Socialista Italiano che un secolo fa a Livorno fondò il Partito Comunista d'Italia, poi diventato Partito Comunista Italiano, probabilmente avrebbero immaginato nel 2021 un'Italia diversa da quella attuale.

Ma tutto sommato devono considerarsi soddisfatti; il pensiero e l'ideologia comunista sono penetrati nella nostra società molto più di quanto possa apparire a un'analisi superficiale. Se con la caduta del Muro di Berlino il comunismo sembrava sconfitto e l'Occidente si avviava verso un periodo di dominio globale, ben presto la situazione sarebbe cambiata facendo emergere tutti i limiti di una società permeata da una nuova forma di comunismo.

Il concetto di egemonia culturale di Gramsci e l'eredità del 1968 sono gli esempi più eclatanti, ma oggi stiamo vivendo un'evoluzione dell'ideologia comunista più sottile e al tempo stesso più profonda e pericolosa, rappresentata dal globalismo.

Non a caso la sinistra italiana è passata, senza soluzione di continuità dal comunismo al globalismo liberal senza mai prendere in modo netto le distanze da ciò che il comunismo ha rappresentato o, per lo meno, senza compiere un'analisi storica oggettiva priva di sentimentalismi o rimpianti.

Un modus operandi che si ripete in questi giorni durante il centesimo anniversario dalla fondazione del Partito Comunista in Italia, senza tenere in considerazione che ricordare è diverso da celebrare: un conto è ricordare un'esperienza storica, culturale e politica, un altro celebrare in modo trionfante tanto il PCI, quanto l'ideologia rappresentata dal partito di Via delle Botteghe Oscure.

Non è più sufficiente schermarsi dietro alla formula ormai stranota «l'idea era nobile, è stata la realizzazione ad essere sbagliata», poiché in qualsiasi Paese dove hanno governato i comunisti, i risultati sono stati fallimentari sotto tutti i punti di vista. Dall'Urss alla Jugoslavia di Tito, passando per i governi comunisti in Asia e Sud America, con un'unica grande eccezione: la Cina. Un'eccezione se ci riferiamo ai risultati economici che però hanno ben poco a che fare con una visione economica comunista, quanto con un nuovo capitalismo rosso, una contraddizione in termini realizzata dal governo cinese. Analoga ad altri Paesi comunisti è invece la mancanza di rispetto dei diritti umani, la repressione delle minoranze e la scarsa trasparenza (i ritardi del governo cinese sulla pandemia ne sono l'emblema).

Ma il nuovo comunismo diffuso negli Stati Uniti e in Europa è altrettanto pericoloso e, sebbene non sia esplicito, è allo stesso modo pervasivo: l'Occidente sempre più secolarizzato, le religioni tradizionali sostituite da nuovi culti che assumono un carattere dogmatico come l'ambientalismo di Greta Thunberg, la libertà di parola e di espressione ogni giorno messa in discussione, mentre si abbattono le statue e si cancella la memoria del passato. Viviamo in una società che ci vorrebbe tutti uguali dimenticando le singole identità, in cui scuola e famiglia (attualizzando la visione sessantottina) sono costantemente sotto attacco.

Non c'è da stupirsi dell'adesione a questa nuova ideologia globalista della sinistra nostrana che non perde l'occasione, con il centenario del Pci, di celebrare il comunismo con numerose eventi e iniziative. Eppure il 2021 potrebbe rappresentare l'anno in cui, anche da un punto di vista simbolico, conformare l'Italia alla risoluzione dell'Unione europea (il cui parere evidentemente vale solo quando fa comodo) approvata a fine 2019, equiparando con una legge tutti i totalitarismi, dal nazismo al comunismo. Intanto, a rompere le uova nel paniere dell'agiografia comunista, verrà lanciato il comitato «ControCentenario Pci Ricordare il comunismo, ricordarlo tutto» con l'obiettivo di «far conoscere non solo la storia e le vicende del Pci, il più forte partito comunista dell'Occidente, ma anche la vita dei suoi uomini, le sue trame, i legami (anche finanziari) con l'Unione Sovietica e la sua ingombrante eredità».

Ma soprattutto occorrerà vigilare affinché il centenario non si trasformi nell'ennesima occasione per celebrare l'ideologia comunista con una visione di parte che volutamente dimentica e omette crimini e lati oscuri.

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