
L'associazione internazionale "Eca Global " ha in qualche modo segnalato l'esistenza di quattro "casi Viganò" in salsa italiana. Dove per "caso Viganò" bisogna intendere una vicenda legata agli abusi sessuali che sarebbe stata in qualche modo insabbiata dalla Santa Sede. L'Ansa riporta la dicitura virgolettata.
Il condizionale pare d'obbligo perché, come rispetto alle accuse mosse dal memoriale composto da undici pagine, quello stilato dall'ex nunzio apostolico e membro del Governatorato, si rendono necessarie le evidenze. Rispetto a quel dossier, che riguarda la vicenda dell'ex cardinal Theodore McCarrick, si è parlato di incongruenze temporali. E, nello stesso tempo, si attende che da piazza San Pietro arrivino gli annunciati "chiarimenti". Ma questa volta, il luogo interessato dai presunti episodi di abuso non è un seminario di Washington, ma il Belpaese.
Stando a quanto si legge su TgCom24, l'ente citato ha sostenuto che i casi di quattro sacerdoti abusatori siano "passati per le mani" delle alte sfere vaticane senza, tuttavia, essere affrontati nella maniera promessa. Si è detto che "non sarebbero stati trattati con la tolleranza zero promessa ma con negligenza". In Vaticano, insomma, non sarebbero stati coerenti con la "linea dura" promossa da Papa Francesco. I lettori ricorderanno come il pontefice argentino abbia da poco spreato un sacerdote carismatico sudamericano, Karadima, 'scardinalato' McCarrick e accettato la rinuncia di sette vescovi cileni. Ma lo stesso ex arcivescovo di Buenos Aires è stato nominato per alcune delle storie evidenziate oggi.
Una di queste vicende interesserebbe il preseminario della Santa Sede, il San Pio X. Quello già balzato alle cronache poco tempo fa, anche per le inchieste de Le Iene.. Ecco cosa si legge su IlMessaggero: "Anzi il presunto abusatore non è mai sanzionato e continua a fare il prete a Como. Anzi , all’inizio di quest’anno raccoglieva pure le iscrizioni per gli esercizi spirituali". A parlare è stato il fondatore de La Rete l'Abuso.
Poi c'è quanto raccontato sul Provolo di Verona. L'istituto di cui alcuni ex studenti sarebbero stati ricevuti da Bergoglio. La finalità? Mettere al corrente il papa di un'elencazione di nominativi: venticinque presunti abusatori. Rispetto a quest'altro, sempre presunto, caso d'insabbiamento, sul quotidiano romano, si può leggere quanto dichiarato su Nicola Corradi: "Un prete che non è stato fermato dal Vaticano o dal Papa in base a questa segnalazione, ma è stato lasciato alla direzione dell’istituto Antonio Provolo in Sudamerica finchè la magistratura argentina non lo ha arrestato".
E ancora: "Il terzo caso riguarda il sacerdote Mauro Galli...". In relazione a quest'altro consacrato, che è stato da poco condannato in primo grado, è stato in qualche modo tirato in ballo ancora il Santo Padre: "Questa vicenda è stata segnalata più volte al Vaticano e al Papa, tanto che esistono le lettere della Congregazione per la Dottrina della Fede che certificano che in Vaticano la cosa era nota. Malgrado questo, papa Francesco nel luglio 2017 invece che punire chi non ha vigilato, ha provveduto a nominare monsignor Mario Delpini arcivescovo di una delle diocesi più grosse d’Europa". Anche la madre della presunta vittima, poco dopo la condanna, si era detta "per nulla soddisfatta" della scelta di monsignor Delpini, che era stata quella di trasferire il parroco di Rozzano.
Infine, l'ultima segnalazione delle quattro, quella che interesserebbe don Silverio Mura: "...la vittima ha incontrato il Papa in Vaticano dopo 8 anni che denunciava questo prete. Gli abusi sono accaduti a Napoli.
Questo prete lo abbiamo trovato nel febbraio di quest’anno in un paesino del Pavese sotto falso nome. La Chiesa lo ha mandato là anche se dopo essere stato scoperto il prete è di nuovo scomparso". Quattro "casi Viganò", sempre nel caso il dossier presentato dall'ecclesiastico sia vero, anche in Italia?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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