Pedofilia, arrestato in Vaticano l'arcivescovo Jozef Wesolowski

L'arcivescovo condannato in primo grado per abusi sessuali su minori. Anche l'Onu aveva chiesto di intervenire. Adesso si trova ai domiciliari

Pedofilia, arrestato in Vaticano l'arcivescovo Jozef Wesolowski

Josef Wesolowski è stato arrestato in Vaticano con l'autorizzazione di papa Francesco. L'ex nunzio a Santo Domingo, il più alto in "grado" mai indagato nella Santa Sede, era stato riconosciuto colpevole di abusi nei confronti di minori e condannato dalla Congregazione della Dottrina della Fede alla dimissione dallo stato clericale. Recentemente aveva, però, fatto appello alla sentenza canonica di primo grado.

Dopo l’ex maggiordomo di papa Benedetto XVI, Paolo Gabriele, in Vaticano si ha un nuovo arresto clamoroso. Molto diversa la situazione: questa volta le accuse riguardano un monsignore, l’ex nunzio Jozef Wesolowski, accusato di gravi abusi nei confronti di minori nella Repubblica Domenicana. "L’arresto è conseguente alla volontà espressa del Papa - ha precisato il portavoce della Santa Sede padre Federico Lombardi - affinché un caso così grave e delicato venga affrontato senza ritardi, con il giusto e necessario rigore, con assunzione piena di responsabilità da parte delle istituzioni che fanno capo alla Santa Sede". Il caso era stato al centro anche delle dure critiche del Comitato dell'Onu contro la tortura nei confronti della Senta Sede. In più occasioni il comitato di Ginevra aveva, infatti, chiesto al Vaticano di garantire indagini immediate e imparziali sulla condotta dell'ex nunzio a Santo Domingo. L’ultima richiesta dell’Onu risale a maggio scorso. A differenza di Paolo Gabriele, per il quale furono aperte le due celle esistenti in Vaticano, nella caserma della Gendarmeria, Wesolowski è stato sottoposto agli arresti domiciliari, in una cella all’interno dello Stato della Città del Vaticano. Come ha spiegato Lombardi, la misura si è resa necessaria "alla luce della situazione sanitaria comprovata dalla documentazione medica".

Nato in Polonia, a Nowy Targ, sessantasei anni fa, Wesolowski è stato ordinato sacerdote nel 1972 dall’allora arcivescovo di Cracovia, il cardinale Karol Wojtyla. Molto presto è entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede. I primi ruoli sono stati in diversi Paesi tra Africa, America Latina, Asia e Europa. È poi diventato vescovo nel 2000 e a consacrarlo nella Basilica di San Pietro, il giorno dell’Epifania, è stato ancora una volta Wojtyla, all’epoca papa Giovanni Paolo II. Le doti di diplomatico, e forse anche la familiarità con il Ponteficea polacco, lo hanno portato a ricoprire l’incarico di nunzio in diversi Stati. Prima in Bolivia poi in alcuni Paesi dell’Asia centrale (Kazakistan, Tagikistan, Kirghizistan e Uzbekistan). Fino al 2008 quando è arrivato nella Repubblica dominicana. È stato a Santo Domingo che sono cominciati i guai giudiziari. Accusato di adescare minori sulle spiagge dell’isola caraibica, è presto finito sotto osservazione da parte della magistratura dominicana.

Ma quando l’inchiesta è stata formalmente avviata, nel settembre del 2013, Wesolowski si trovava già in Vaticano. È stato richiamato ad agosto per volere di papa Francesco, dopo le gravi notizie che erano trapelate sul suo conto.

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