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La curva a tutta velocità, poi la strage: quei morti sul "Pendolino"

Il 12 gennaio 1997 il Pendolino "Botticelli" diretto a Roma deraglia nei pressi della stazione di Piacenza, uccidendo 8 persone e ferendone 36

La curva a tutta velocità, poi la strage: quei morti sul "Pendolino"

Il 12 gennaio 1997 alle ore 12.55, dalla stazione di Milano parte il treno ad alta velocità Eurostar 9415 “Botticelli”, diretto a Roma. È una fredda giornata invernale e una fitta nebbia avvolge la Pianura Padana. In prossimità della stazione di Piacenza, all’imbocco di una curva, la carrozza di testa si stacca dal resto del convoglio, si ribalta, colpisce alcuni pali della linea aerea di contatto e si spezza in due tronconi.

Ma la carrozza di testa non sarà l'unica a deragliare: trascinerà infatti con sé altri sei vagoni. Si salveranno dal deragliamento solo le ultime due carrozze, che rimarranno miracolosamente sui binari. A seguito del grave incedente perderanno la vita i due macchinisti, due agenti della Polizia Ferroviaria, due hostess in servizio, due passeggere e rimarranno ferite 36 persone.

A bordo del Pendolino numero 29 quel giorno viaggiava anche il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga, uscito illeso dall’incidente. Il caso volle che il senatore si trovasse nel vagone ristorante, e non al suo posto, che era proprio nella sfortunata carrozza di testa. La presenza a bordo del treno dell'ex presidente sollevò il dubbio che la causa dell'incidente fosse da attribuirsi a un attentato nei suoi confronti, come lui stesso affermò subito dopo il deragliamento. Ma la teoria venne presto accantonata.

Le cause dell’incidente e le indagini

Incidente del Pendolino

Sebbene non si trattasse del primo grave incidente ferroviario accaduto in Italia, quello di Piacenza scosse notevolmente l’opinione pubblica. Questo perché, come si legge su DeepBlue, a deragliare fu il Pendolino, uno dei fiori all’occhiello del progresso tecnologico nel campo dei trasporti ferroviari dell’epoca, nonché dell'alta velocità.

Arrivando sul posto, i soccorritori trovarono la prima carrozza completamente distrutta così come il vano macchinisti, che era totalmente accartocciato. Nelle prime ore dopo il disastro, mentre era ancora in corso il recupero delle vittime e dei feriti, ci si interrogò sulle cause che portarono uno dei treni più sicuri del Belpaese a deragliare.

Si pensò a un attentato, per la presenza a bordo del treno di Francesco Cossiga e anche a un "ostacolo" sui binari, tesi entrambe scartate. In seguito si fece strada un'altra improbabile ipotesi, ovvero che l’incidente fosse stato causato dal presunto stato di ubriachezza dei due macchinisti. Ma gli inquirenti smentirono la teoria, per “carenza di elementi probatori", come riporta il sito Ferrovie.

Venne presa in considerazione anche una possibile frattura dell'albero di trasmissione anteriore della motrice di testa, che cadendo sul binario avrebbe sollevato il primo vagone, ma anche questa pista fu accantonata, in quanto considerata improbabile. La Fiat Ferroviaria infatti, aveva da poco effettuato delle modifiche agli alberi di trasmissione delle motrici, proprio per evitare un possibile deragliamento, ingabbiandoli in griglie di acciaio.

Cosa aveva provocato quindi la tragedia? Gli inquirenti infine attribuirono le cause della sciagura all’eccessiva velocità a cui viaggiava il treno sulla curva incriminata. Il limite di velocità era di 105 chilometri all'ora, mentre il Pendolino andava a 160 chilometri all'ora, ben 55 più del consentito.

I sistemi di sicurezza ferroviari

Incidente del Pendolino

Fino al 1992 i sistemi di sicurezza e segnalamento ferroviario azionavano automaticamente la frenatura dei convogli che, sulla curva in cui si verificò l’incidente, superavano i 115 chilometri all'ora. Ma dal 1992 in poi il limite di velocità dopo il quale scattava la frenatura automatica era stato portato a 185 chilometri all'ora, superando di gran lunga la velocità a cui viaggiava il Botticelli al momento del deragliamento.

Inoltre all’epoca dell’incidente di Piacenza non era stato ancora introdotto il Sistema di Controllo della Marcia Treno (Scmt), che venne installato sui treni a partire dal 2003. L’Scmt è un sistema che vigila sul comportamento del macchinista, qualora questo portasse il convoglio a una velocità superiore al consentito, frenando automaticamente fino ad arrestare il mezzo.

Le indagini per stabilire le responsabilità del disastro ferroviario di Piacenza si conclusero con il processo di 25 dirigenti delle Ferrovie dello Stato, per i reati di omicidio colposo plurimo, lesioni colpose e disastro ferroviario colposo.

Nel 2001 i dirigenti furono assolti per non aver commesso il fatto.

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