Perché l'asse dei volenterosi è più utile della Nato

Putin ha invaso l’Ucraina di fronte all’impotenza di Ue e Alleanza. L’asse Berlino-Parigi-Londra unica strada

Perché l'asse dei volenterosi è più utile della Nato

In tutta la storia europea, gli intervalli di pace sono stati garantiti da un equilibrio temporaneo tra le grandi potenze del momento. Questo equilibrio non esisteva il 23 febbraio 2022, quando le colonne russe hanno iniziato a muoversi verso Kiev per conquistare l'Ucraina, che per il presidente Vladimir Putin è la patria del primo Stato russo: la Rus' di Kiev.

L'avvertimento di un'imminente invasione è stato rapidamente confermato dalle fotografie satellitari di lunghe colonne di veicoli corazzati russi che si preparavano ad avanzare. È stato allora che il presidente degli Stati Uniti, il presidente francese e il primo ministro del Regno Unito, insieme agli alleati europei attivi, hanno organizzato una riunione d'emergenza per lanciare un avvertimento categorico alla Russia e promettere il massimo sostegno all'Ucraina.

C'era stato tutto il tempo per prepararsi a quel momento: ben otto anni, da quando soldati russi si erano infiltrati e poi avevano invaso le due regioni russofone di Donetsk e Lugansk nell'aprile 2014, quando anche la Crimea era stata conquistata. Ma quando i carri armati russi sono entrati in Ucraina, non c'era una forza coesa e determinata pronta a rispondere in modo rapido ed efficace. La Nato lo aveva fatto diverse volte durante la Guerra Fredda, rinforzando prontamente gli alleati minacciati con migliaia di truppe trasportate per via aerea dalla cosiddetta «Allied Command Europe Mobile Force». Si trattava però della vecchia Nato pre-allargamento, che era ancora una vera e propria alleanza militare di Paesi in grado di difendersi da soli e di aiutare gli alleati più deboli in difficoltà.

Una volta che Paesi meritevoli ma assolutamente indifendibili come l'Estonia sono stati inclusi nella Nato - insieme alla Polonia, che ha raccolto appena 42.000 soldati da combattimento su una popolazione di 33 milioni di abitanti solo tre mesi prima dell'inizio dell'invasione su larga scala da parte di Putin -, la Nato ha smesso di essere un'alleanza militare efficace. È diventata invece una sorta di social club. Il calendario della Nato è pieno di riunioni presso il «Quartier generale supremo alleato» di Mons, in Belgio, dove si affronta ogni sorta di questione militare e affine, spesso in modo molto professionale e abbastanza libero. Tranne per il fatto che a nessuno è permesso menzionare, per quanto educatamente, anche le più evidenti carenze militari dei colleghi alleati. Il punto culminante del calendario Nato sono gli splendidi vertici in cui, tra infinite bandiere sventolanti, si celebra l'arrivo di nuovi Paesi, indipendentemente dalla loro capacità di difendersi effettivamente. Capi di Stato e di governo sono invitati a questi incontri con la premessa che la forza è nel numero, senza preoccuparsi della difficoltà intrinseca di raggiungere accordi in una folla così vasta. Nell'ultimo vertice, tenutosi a Washington nel luglio 2024, quando Biden ha confuso Zelensky con Putin, nessuno dei presenti ha offerto suggerimenti su come porre fine alla guerra in Ucraina.

A dimostrazione del fatto che la Nato non è più un'autentica alleanza militare, il fatto che non sia stato fatto nulla prima che l'invasione di Putin avesse inizio. L'intelligence satellitare aveva mostrato che le forze russe schierate erano già in formazione d'assalto. Rimanevano cinque giorni per fare volare squadroni di cacciabombardieri verso le basi avanzate. Tuttavia, anche l'inazione sarebbe stata migliore di ciò che è effettivamente accaduto. Invece di ordinare il rapido dispiegamento di forze aeree tattiche nelle basi in Germania, Italia e Regno Unito, l'amministrazione Biden ha evacuato i diplomatici statunitensi da Kiev, scatenando il panico e inducendo l'evacuazione di circa 20 altre missioni diplomatiche. Da parte sua, il governo tedesco ha chiarito che il progetto del gasdotto Nordstream II, che aumenta ulteriormente la dipendenza di Berlino dal gas russo, non sarebbe stato fermato nemmeno in caso di invasione dell'Ucraina. Solo la coraggiosa determinazione di Zelensky e del suo popolo ha impedito un crollo, dando inizio alla resistenza che continua ancora oggi.

Basta quindi rivedere la sequenza degli eventi per capire perché Putin non sia stato dissuaso già nel febbraio 2022: non c'era una grande potenza vigile in Europa che facesse da deterrente insieme agli Stati Uniti, sostituendo così la perdita di capacità operativa e di credibilità di deterrenza della Nato, causata dalla sua espansione in un territorio indifendibile.

Il recente e apparentemente tranquillo incontro tra i leader di Gran Bretagna, Francia e Germania suggerisce dove si possa trovare la grande potenza mancante: in un solido patto strategico fra i tre Paesi per sostenere congiuntamente la risposta degli Stati Uniti a una crisi imminente - o, se necessario, per indurre una risposta degli Stati Uniti a loro favore. A prescindere dalle differenze fra i tre governi, essi potrebbero agire con un'agilità molto maggiore di quella della Nato. Accordarsi fra tre è ovviamente più facile che confrontarsi con decine di membri, dall'Estonia alla Spagna.

Ad eccezione della Turchia di Recep Tayyip Erdogan, nessun membro della Nato ostacola deliberatamente le decisioni dell'Alleanza. Ma ognuno ha le proprie obiezioni all'azione congiunta contro determinati Paesi. Ad esempio, Bulgaria, Grecia, Montenegro e Macedonia del Nord sono Paesi cristiano-ortodossi, tipicamente restii ad agire contro la Serbia ortodossa o contro la stessa Russia. In quanto Paesi islamici, è molto probabile che la Turchia e l'Albania si oppongano a qualsiasi azione contro un antagonista musulmano, mentre ogni governo può opporsi a qualsiasi uso della forza se la maggioranza include un partito pacifista. Anche se nessuno di questi ostacoli specifici all'azione rapida si presenta in una determinata crisi, i rappresentanti civili e militari di ogni Stato membro vorranno comunque essere ascoltati quando l'uso della forza è imminente, e ciò potrebbe ritardare fatalmente la risposta a una minaccia improvvisa.

L'alternativa di un patto permanente fra tre Paesi - in pratica una «Grande Potenza sintetica» - è molto promettente. Ci sono, ovviamente, delle sfide evidenti. Innanzitutto, anche una «Grande Potenza sintetica» deve avere capacità formidabili, e al giorno d'oggi né il Regno Unito, né la Francia, né la Germania sono vere e proprie grandi potenze, cioè in grado di condurre una guerra in modo indipendente, senza bisogno di sostegno da parte degli alleati. Certo, la Gran Bretagna ha riconquistato da sola le Falkland dall'Argentina, inviando una flotta a 8.000 miglia di distanza in una stupefacente dimostrazione di coraggio strategico. Ma la spedizione sarebbe stata un suicidio contro un avversario più competente.

Se, tuttavia, i limiti delle tre potenze sono noti, anche la portata delle loro capacità combinate non deve essere sottovalutata. Per quanto riguarda le forze di terra, l'esercito britannico conta oggi circa 70.000 soldati, mentre la Francia non arriva a 100.000. Tuttavia, entrambi contengono un'alta percentuale di unità che sono effettivamente in grado di combattere, a differenza della maggior parte degli altri eserciti della Nato. L'esercito tedesco invece si è ridotto a meno di un decimo delle forze da Guerra Fredda sotto Angela Merkel. Che nel 2018, coi russi già infiltrati in Ucraina, aveva ridicolizzato la richiesta di Trump di aumentare le spese, considerandole del tutto inutili in un'Europa pacifica. Solo ora, sotto il nuovo cancelliere Friedrich Merz, è finalmente iniziato un serio sforzo di riarmo. L'obiettivo è quello di concentrarsi sulle forze corazzate - ancora la specialità tedesca - che andrebbero a integrare la fanteria leggera britannica e francese e le unità di commando.

La «Grande Potenza sintetica» qui proposta si troverebbe molto meglio in mare, dove le flotte britannica e francese operano con portaerei e sottomarini a propulsione nucleare, molto meno vulnerabili delle navi di superficie. Questi ultimi, inoltre, non hanno bisogno di grandi numeri per controllare vaste aree oceaniche: basterebbe la metà dei 10 attualmente in forza a Francia e Regno Unito per interdire qualsiasi operazione navale russa nell'Atlantico e nell'Artico.

Come per le forze di terra, anche per le forze aeree britanniche e francesi più degli effettivi conta il fatto che facciano sul serio. Anche le forze aeree italiane e spagnole utilizzano Eurofighter con un carico di bombe significativo, ma solo la RAF inglese li ha effettivamente utilizzati per bombardare gli Houthi dalla sua base sovrana a Cipro. E questo nonostante gli Houthi stessero infliggendo molti danni alle economie italiana e spagnola e quasi nessuno a quella britannica. Non è solo una questione politica, ma anche culturale: i piloti inglesi sono pronti e desiderosi di agire, come i francesi, che fino a poco fa volavano nelle missioni africane.

La decisione dei governi britannico, francese e tedesco di attivare un ufficio congiunto di coordinamento della politica estera e di difesa sarebbe sufficiente ad annunciare l'arrivo della Grande Potenza che mancava dalla scena europea. Non ci sarebbe bisogno di caricare questo ufficio di alcun compito, se non quello di rispondere tempestivamente alle minacce di guerra imminenti, il che significa che richiederebbe solo la designazione di pochissimi diplomatici e ufficiali militari di alto livello di ciascun Paese, distaccati dalle loro mansioni ordinarie per servire come «gestori di crisi» congiunti. L'unica condizione necessaria per far funzionare il sistema è che questi individui dovrebbero avere accesso immediato ai rispettivi leader in caso di crisi, superando l'inevitabile resistenza di chi rimarrà fuori. La nascita di questo unico ufficio congiunto scatenerebbe proteste e persino crisi di nervi nelle capitali europee lasciate in disparte che ancora fingono di contare - anche se si rifiutano di dare una mano contro gli Houthi e contro Putin. Sarebbe indignata anche Bruxelles, dove la presidente Ursula von der Leyen non può nascondere l'incapacità della Commissione europea di contribuire a garantire la sicurezza dell'Europa da minacce grandi o piccole.

Dopo aver combattuto con e contro di loro in due guerre

mondiali, Francia, Germania e Regno Unito hanno ora una nuova opportunità per unire le forze e dotare l'Europa della grande potenza di cui ha urgentemente bisogno. Senza di essa, è probabile che si verifichino altre guerre.

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