Coronavirus

"Il pericolo pandemia è basso". Così l'Europa sottovalutò il rischio

Tre giorni prima dello scoppio della crisi in Italia, gli esperti europei si erano riuniti per discutere dell'epidemia. Ma, secondo quanto riporta El Pais, che ha visionato il verbale della riunione, il rischio pandemia era stato definito "basso"

"Il pericolo pandemia è basso". Così l'Europa sottovalutò il rischio

"Gli esperti europei hanno sottovalutato il rischio pandemia, legato alla diffusione del nuovo coronavirus". A riferirlo sono El Pais e Repubblica, che hanno visionato il documento finale della riunione dei delegati del Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (Ecdc), che si svolse in Svezia il 18 e 19 febbraio. Tre giorni dopo sarebbe scoppiata l'epidemia nell'Italia del Nord.

Eppure, in quel consiglio, non sarebbe stato sottolineato il rischio pandemia. I tutori della sanità pubblica europea, infatti, considerarono la diffusione del Sars-CoV-2 sotto controllo, tanto che nel verbale che sintetizza le discussioni dei due giorni di consiglio, il coronavirus occupa solamente 20 punti su 130 e gran parte della riunione sarebbe stata dedicata alla definizione di criteri che avrebbero dovuto soddisfare i pazienti prima di essere sottoposti al test.

A quel tempo, in Europa erano stati diagnosticati 45 casi di nuovo coronavirus, ma tutti provenienti da altri Paesi, come il caso dei due turisti cinesi ricoverati a Roma. Secondo quanto riportano i quotidiani che hanno visionato il verbale, l'Ecdc avrebbe studiato questi casi, sottolineando che le infezioni "sembran essere lievi" e localizzate. Per questo, l'organismo europeo che ha il compito di proporre e coordinare azioni per proteggere la salute dei cittadini, aveva classificato come "basso" il rischio per la popolazione e come "basso o moderato" quello per il sistema sanitario.

In questo modo, gli Stati membri non vennero messi in guardia dal pericolo imminente della diffusione del Covid-19. Al contratrio, secondo quanto riferisce El Pais, alcuni rappresentanti suggerirono di evitare di terrorizzare la popolazione. L'unico ad aver espresso qualche dubbio sarebbe stato il rappresentante tedesco, che cercò di discutere altre raccomandazioni da dare ai Paesi, ma senza successo.

Nessuna soluzione venne proposta per affrontare il problema della carenza dei dispositivi di protezione individuali, né della capacità dei posti letto negli ospedali. Gli unici criteri decisi furono quelli da tenere presente prima di sottoporre un paziente al tampone: la persona sospetta doveva aver effettuato un viaggio a Wuhan o essere venuta in contatto con qualcuno che vi era stato. Così non vennero testate le persone con sintomi e nemmeno i pazienti ricoverati in terapia intensiva con una grave polmonite.

Solamente a fine febbraio, dopo lo scoppio dell'epidemia in Italia, che contava già i primi due morti, verranno allentati i criteri per effettuare il tampone.

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