Cronache

Lo strattone, il coltello, il passeggino: il delitto choc al supermercato

Il piccolo Alex, senza vita, adagiato sul nastro della cassa. Alla madre hanno trovato il coltello nella borsa. I testimoni: "Era violenta"

Lo strattone, il coltello, il passeggino: il delitto choc al supermercato

È stata sottoposta a fermo la madre del bimbo di due anni morto ieri in provincia di Perugia, che lei stessa aveva portato all’interno di un supermercato Lidl a Po’ Bandino, frazione di Città della Pieve. La donna, 43 anni, è stata fermata come persona indiziata di delitto, ed è stata quindi trasferita al carcere perugino. La decisione è stata presa dal sostituto procuratore Manuela Comodi al termine dell'interrogatorio condotto nella notte. Secondo quando emerso in questa fase, la donna non avrebbe per il momento confessato.

Il bimbo è stato accoltellato

Nel primo pomeriggio di ieri, venerdì primo ottobre, la donna, di origini ungherese, era entrata nel punto vendita con in braccio un bambino. “Che bel bimbo. Che avrà, due anni? Si sente male? Poverino” avrebbe detto una cliente del punto vendita, senza immaginare nulla. Come riportato da Il Messaggero, la signora ha sentito il trambusto e qualcuno che le ha detto che era entrata una donna sotto choc che gridava“aiuto, aiuto, il bambino”. Alex Juhasz, questo il nome del bimbo, era appena stato accoltellato con diversi fendenti. Nella borsa della donna sarebbe stato ritrovato un coltello. Ancora da chiarire se si tratti o meno dell'arma del delitto. “Agghiacciante” il commento di un altro cliente sotto choc. Anche in una chat su un gruppo WhatsApp si parla di quanto avvenuto nella tranquilla cittadina umbra:“Non riesco a smettere di pensare a quei tagli”. Nella tarda serata di ieri un investigatore ha confessato:“Nonostante ne abbia viste tante, farò molta fatica a dimenticare”.

La tragedia

Il dramma è iniziato verso le 15.35 di ieri quando il bimbo è stato portato dalla madre all’interno del supermercato, già morto. La donna si aggira tra gli scaffali chiedendo aiuto, in evidente stato confusionale. Adagia il piccolo sul nastro trasportatore di una cassa e racconta di aver trovato il bambino fuori dal punto vendita. Solo in seguito ha ammesso davanti ai carabinieri della compagnia di Città delle Pieve di essere la madre. Quando arrivano i volontari del 118 per Alex non c’è più nulla da fare. Sul corpicino del bimbo diverse ferite, sul collo, sull’addome. Oltre ai militari, sul luogo anche i colleghi del reparto operativo di Perugia e delle investigazioni scientifiche. Oltre al medico legale, Laura Panata, e il sostituto procuratore, Manuela Comodi. In un primo momento la donna offre agli investigatori versioni contrastanti sulla dinamica degli eventi e appare fin da subito poco credibile. Viene quindi formulata l’ipotesi di omicidio, in stretto contatto con il procuratore capo, Raffaele Cantone, e con i vertici dell’Arma, e la 43enne viene condotta in caserma a Città della Pieve e ascoltata come persona informata sui fatti. L’interrogatorio prosegue fino a notte fonda, alla presenza dell’avvocato d’ufficio. Alla fine la straniera, residente nel Lazio ma che è ospite di una casa famiglia a Chiusi, viene sottoposta a fermo. Sembra che il padre di Alex viva ancora in Ungheria.

La donna era stata violenta il giorno prima

Già da ieri sera, grazie ad alcuni testimoni, le indagini si erano incentrate su un edificio diroccato poco lontano dal luogo della tragedia, circondato da erba alta e terra incolta. Si tratta di una ex centrale Enel sita dall’altro lato della strada rispetto al supermercato. Proprio tra la vegetazione sarebbero state rinvenute delle tracce di sangue, presenti anche nel passeggino dove probabilmente era tenuto il bimbo poco prima di morire. Un coltello sarebbe stato trovato nella borsa della donna. Questo elemento si trova ora al vaglio degli investigatori coordinati dalla Procura di Perugia per stabilire se si tratti o meno dell'arma del delitto. Alcuni cittadini avrebbero anche raccontato che il giorno precedente alla tragedia, nel tardo pomeriggio di giovedì 30 settembre, la donna era stata vista mentre strattonava in modo violento il bambino, tanto da far arrivare i carabinieri. Anche queste testimonianze dovranno essere verificate dagli inquirenti.

La foto del bimbo ferito inviata al padre

La donna è ora accusata di omicidio volontario aggravato. Il decreto di fermo è stato emesso nella notte dal pubblico ministero di turno, titolare delle indagini. Si legge in una nota della Procura di Perugia guidata da Raffaele Cantone: “La misura si è resa necessaria visti i numerosi e significativi elementi emersi nelle immediate investigazioni avviate a seguito dei fatti. La mole degli indizi raccolti propende, infatti, per una presunta responsabilità della madre, una 44enne di nazionalità ungherese, la quale sarebbe l'unica ad aver trascorso le ore antecedenti all'evento delittuoso con il piccolo". Questo dato sarebbe emerso sia dai filmati registrati dalle telecamere di sicurezza della zona, sia da altri elementi raccolti anche di natura dichiarativa.

Un ulteriore elemento emerso, ritenuto molto importante dagli investigatori, è stato l'invio di una foto, ritraente il bambino insanguinato e quindi ferito, trasmessa molto presumibilmente dalla donna al padre della piccola vittima che si trova in Ungheria. L’immagine è stata inviata tramite una piattaforma social che ha subito allertato tutte le Autorità competenti.

Anche l’uomo, che appunto non si trova in Italia, avrebbe chiamato le forze dell'ordine.

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