Cronache

"Una rissa? No, a Cortina un pestaggio con le cinghie"

Le accuse dei ragazzi: "Non è stata una rissa"

"Una rissa? No, a Cortina un pestaggio con le cinghie"

Non si sarebbe trattato di una rissa, bensì di un pestaggio a seguito di un agguato teso da un gruppetto di turisti romani in vacanza a Cortina D'Ampezzo. A raccontare a Il Corriere i dettagli della vicenda avvenuta durante la notte tra l'1 e il 2 di gennaio sono due delle tre vittime, rispettivamente di 18 e 17 anni (come 17enne è anche il terzo ragazzo coinvolto).

La testimonianza delle vittime

"Eravamo una comitiva di otto compagni di scuola, due ragazze e sei maschi", raccontano i giovani. "Due del nostro gruppo hanno una casa per le vacanze a Cortina. Siamo arrivati il 30 dicembre e alloggiavamo lì, assieme ai loro genitori". Un Capodanno tranquillo, quindi, almeno fino a che non arriva la sera del 1 gennaio: i membri del gruppetto di compagni di scuola decide di cenare e quindi di raggiungere un locale. All'esterno "c'erano anche altri turisti con i quali avevamo fatto amicizia, era una serata tranquilla". Verso l'una del mattino i ragazzi si incamminano verso il centro di Cortina per prendere un taxi e fare ritorno verso casa.

Proprio in questa circostanza avviene l'incontro con gli aggressori. "Saranno stati in sei o sette e ci hanno affiancati mentre percorrevamo corso Italia". I giovani raccontano di aver intonato un coro in dialetto trevigiano, che si conclude con le parole "Alé Treviso! Alé Treviso!", e di aver ripreso tutta la scena con un telefonino, filmato che sarà a disposizione degli inquirenti.

Nell'incrociare i ragazzi romani, "io ho augurato loro buon anno nuovo", spiega una delle vittime. Tuttavia, uno degli altri giovani "ha subito preso di mira un nostro amico, chiedendogli con tono minaccioso cosa avesse da guardarlo". Tutta una scusa, secondo la testimonianza, per provocare una reazione e giustificare la successiva aggressione.

"All’altezza dell’hotel De La Poste, il gruppetto ci ha circondati", continua il racconto, "Uno dei nostri amici si è fatto da parte, anche per portare al sicuro le due ragazze. Siamo rimasti noi tre". È a quel punto che i giovani romani sarebbero passati all'azione, sfilandosi le cinture per utilizzarle come armi. "Intanto alle nostre spalle sono arrivati dei loro amici, sempre romani. Ho sentito distintamente uno di loro gridare: 'Forza Lazio'". "Anche per questo non ha senso parlare di rissa", precisa una delle vittime, che racconta quegli attimi terribili e parla di 12 persone contro 3. Durante le cinghiate, uno del gruppetto di facinorosi avrebbe afferrato una sedia all'esterno dell'hotel e l'avrebbe scagliata contro una delle vittime. "Ho sentito la botta in testa, ho visto tutto nero. Sono crollato a terra, svenuto, mentre il sangue mi usciva da dietro l’orecchio. Poi, in ospedale, hanno dovuto darmi dei punti di sutura", spiega il giovane al giornalista. Inutile la fuga, dato che gli aggressori avrebbero rincorso le vittime. Solo quando uno dei tre riesce ad afferrare il proprio cellulare e a comporre il 112 gli aggressori avrebbero deciso di allontanarsi.

"Le telecamere di sorveglianza di corso Italia hanno certamente ripreso la scena", conclude uno dei giovani, convinto che si potrà far luce sull'intera vicenda.

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