Coronavirus

Il piano pandemia della Regione Sicilia è fermo al 2009

Il piano pandemia per la Sicilia nonostante sia stato sottoscritto nel 2009 e si rifaccia ad un documento del 2006 contiene tutte le misure necessarie per affrontare una pandemia. Eppure non viene aggiornato da 11 anni.

Il piano pandemia della Regione Sicilia è fermo al 2009

Nei cassetti della Regione Sicilia c'è un piano per un eventuale contrasto delle pandemie. Il piano pur essendo articolato non è aggiornato dal 2009, ovvero da undici lunghissimi anni e tre governi regionali. Un Decreto Assessoriale (820 del 30/04/2009) ha previsto la costituzione, presso l’assessorato regionale alla Sanità, di un “Comitato Regionale per le Pandemie”, nato dopo l’Influenza A/N1H1. Il piano regionale è stato redatto sulla base dell’analogo piano nazionale, approvato con Accordo dalla Conferenza Stato-Regioni del 9 febbraio 2006. L'idea era quella di assicurare il coordinamento delle attività a livello centrale con una Unità di crisi e a livello locale, attraverso il coinvolgimento degli ospedali. L'Assessorato Sanità, inoltre, ha adottato misure di sorveglianza e contenimento in osservanza alle linee guida nazionali. Tutte le strutture sanitarie che operano nella Regione hanno nel frattempo attivato un sistema di sorveglianza e di controllo per gestire eventuali casi di malattia.

Da allora la situazione non è mai cambiata, il piano non è mai stato aggiornato. Eppure le linee guide sono abbastanza chiare perché il piano aveva previsto la sorveglianza epidemiologica e il potenziamento della rete dei laboratori. Due mosse che sono state attivate proprio in queste settimane di emergenza sanitaria. Spulciando le carte c'è anche il capitolo che riguarda la definizione del fabbisogno aziendale di dispositivi di protezione individuale (DPI). "Ogni Azienda Sanitaria deve stimare il fabbisogno di DPI attraverso il censimento degli operatori sanitari, per singolo presidio e mettere a punto dei piani di approvvigionamento e distribuzione - si legge nella nota -. Sono da considerare fra le strutture da dotare di DPI, oltre a quelle di ricovero, ambulatori, distretti, servizi di sanità pubblica e veterinari, laboratori. Dovrà inoltre essere prevista la fornitura di DPI ai servizi di guardia medica e 118, ai medici di medicina generale ed ai pediatri. L’approvvigionamento dei DPI avviene tramite le aziende sanitarie consorziate tra loro per questi acquisti le scorte sono poi distribuite a tutte le strutture sanitarie. La direzione sanitaria deve disporre dei protocolli di utilizzo dei DPI; tutto il personale deve partecipare ai corsi di aggiornamento e addestramento affinché i DPI siano utilizzati correttamente". A rileggere adesso queste parole, quasi profetiche, si capisce la consapevolezza della necessità di intervenire già allora per allocare delle risorse necessarie per garantire i dispositivi a chi lavora in prima linea.

Tra i passaggi più importanti anche la necessità di comunicare tutte le informazioni ai cittadini in maniera chiara e trasparente. "La comunicazione regionale esterna durante le fasi dell’evento sanitario attraverso il costante aggiornamento del sito web regionale sulla pandemia, l’attivazione e la gestione di un numero verde e di una casella di posta elettronica è svolta dal Comitato Regionale per le Pandemie sulla base di tempi, modalità e risorse umane previste dal piano di comunicazione". E qui si dimostra che nonostante i documenti siano del 2009 c'era stata la lungimiranza di sfruttare le tecnologie a disposizione per informare correttamente i cittadini. Non si fanno cenno ai social, proprio perché nel 2009 erano agli albori, ma si parla di veicolare le informazioni tramite il sito web, la newsletter e il numero verde.

Passaggi effettivamente alla fine attivati e che hanno permesso di aggiornare costantemente i cittadini.

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