Coronavirus

"Non sappiamo ancora nulla". Tutte le incognite sul "V-Day"

A poco più di una settimana dalle prime vaccinazioni sono ancora troppe i punti lasciati irrisolti. Ecco cosa rischia l'Italia se il piano fa flop

"Non sappiamo ancora nulla". Tutte le incognite sul "V-Day"

Il "V-Day", il giorno (27 dicembre) in cui si darà il via in tutta Europa alla campagna di vaccinazione anti-Covid, è ormai alle porte. Ma l'Italia come è messa? È pronta ed attrezzata con un piano vaccini adeguato al quale, in teoria, il governo ed il Commissario straordinario per l'emergenza Arcuri ed il suo staff stanno lavorando da mesi? In realtà, le incognite organizzative sono numerose e complesse.

Tutte le incognite

L'unica certezza illustrata pochi giorni fa da Arcuri (clicca qui per l'articolo), riguarda la distribuzione delle dosi alle varie Regioni e l'annuncio che la campagna di vaccinazione partirà intorno metà gennaio con le prime 1.833.975 dosi che verranno distribuite da Pfizer. Per quanto riguarda tutta l'organizzazione nel suo complesso, invece, ci sono tanti punti interrogativi: dove e quando si farà? Come ci si sta preparando alla somministrazione e con quale personale? Esiste un modo per prenotare? Chi ci avverte quando si dovrà fare la seconda dose? Questi sono soltanto una minima parte dei legittimi interrogativi che si pongono i cittadini e tutti coloro i quali vogliono essere preparati su quanto accadrà nelle prossime settimane.

Chi farà le "punture"? La prima grande e, forse, più importante problematica in questa prima fase, riguarda il personale sanitario addetto alla somministrazione del vaccino: il ministero della Salute ha stimato che serviranno almeno 16mila professionisti (ma si arriverà a 20mila) tra medici ed infermieri per la campagna di vaccinazione di cui 12 mila saranno infermieri e tre mila i medici. Se per quest'ultima categoria le problematiche non sussistono, il discorso cambia notevolmente per gli infermieri. E qui c'è già qualcosa che non va: è stato emesso un avviso pubblico per il reclutamento del personale del quale si occuperanno cinque agenzie per il lavoro che assumeranno, per nove mesi, infermieri ed assistenti sanitari. Come si legge su Linkiesta, per ognuna delle agenzie vincitrici sarà assegnata un'area specifica.

"Arcuri non si è confrontato"

"Sono dispiaciuta che il Commissario straordinario non si sia confrontato preliminarmente con la Federazione degli Infermieri perché la modalità di reclutamento, questa volta, tiene poco conto della professionalità: è previsto l'utilizzo di agenzie di mediazione quando, sul nostro territorio abbiamo circa 60mila infermieri liberi professionisti che difficilmente potranno aderire ad una modalità di reclutamento con l'intermediazione di una società perché sono imprenditori di loro stessi, in forma singola e associata. Avremmo potuto prevedere un'opzione che tenesse conto anche di questa concreta possibilità", ha detto in esclusiva per ilgiornale.it Barbara Mangiacavalli, Presidente Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (Fnopi). La mancanza di infermieri è dovuta anche alla scarsa retribuzione italiana, fanalino di coda in Europa. È per questo motivo che molti "scappano" in altri Paesi.

Ecco perché mancano. "Infermieri non se ne trovano: molti laureati vanno all'estero dove stanno facendo esperienze importanti, sono valorizzati sia dal punto di vista giuridico che contrattuale-economico e non rientreranno. Quelli che ci sono in Italia sono i meno pagati d'Europa e sono già impegnati a tutto tondo nell'emergenza Covid", ci ha detto la presidente, che denuncia anche una mancanza di professionalità fondamentale per somministrare milioni di vaccini nei prossimi mesi. "Questo tipo di chiamata, mediata dalle agenzie di somministrazione, non prevede nemmeno una valutazione di altri requisiti come il profilo di competenze adeguato: partecipare ad un processo vaccinale come per quello antinfluenzale e di tanti altri prevede delle competenze di tipo specialistico, figuriamoci per una vaccinazione nuova come quella per il Covid ma non sono richieste competenze professionali particolari. La professione che inocula il vaccino e che realizza il processo vaccinale è l'infermiere", ha sottolineato, lanciando un appello affinché ci sia uno sforzo corale e non unilaterale altrimenti non potranno esserci i risultati auspicati. "Se un Commissario Straordinario ritiene di non confrontarsi perde un punto di vista importante per la professione che rappresento, siamo detentori di un patrimonio di conoscenze che possiamo mettere al servizio del Paese", conclude la Mangiacavalli. Inoltre, gli infermieri che si recluteranno dovranno essere dislocati sul tutto il territorio nazionale. Il percorso, ammesso che si raggiunga il numero richiesto, è ancora lungo.

infermiere

L'incognita dei vaccini

L'arrivo del milione e ottocentomila fiale del vaccino Pfizer servirà, a malapena, per meno di un milione di persone (ricordiamo che si fanno due somministrazioni). ll problema si porrà a breve perché, le due aziende che dovrebbero fornire il maggior numero di fiale, AstraZeneca e Sanofi, sono in ritardo e potrebbero arrivare a 2021 inoltrato se non, addirittura, l'anno successivo sballando i piani del governo a partire già dalle prime fasi.

Dove si farà? Mentre la Germania ha già nel mirino più di 60 centri di distrubuzione in tutto il Paese, l'Itaia ha soltanto un hub di stoccaggio nazionale rappresentato dall'aeroporto di Pratica di Mare da dove transiteranno le 202 milioni di dosi acquistate e previste da gennaio 2021 al primo trimestre del 2022. Dopodiché, la palla passa in mano alle Regioni. Come detto in apertura, a parte il numero delle dosi che riceverà ogni singola Regione, non si sa nient'altro: chi, come, dove, quando e perché o sono secretati e verranno fuori al momento opportuno o si starà organizzando, in questi giorni pre-natalizi, una logistica che avrebbe già dovuto vedere la luce mesi e mesi fa. Non si sa nulla dei punti di somministrazione, delle unità mobili che lo faranno arrivare a casa delle persone impossibilitate a muoversi, di quale sarà l'ordine di inizio (alfabetico, per età o altro?), di quale criterio sarà adottato quando un paziente dovrà fare il secondo richiamo a due-tre settimane dalla prima inoculazione per non parlare di fiere, palestre e padiglioni adibite a campus medici.

"Non si sa nulla". "Il mio dubbio è: ma questo vaccino giunge inatteso? È da un anno che ci auguriamo che il giorno dopo ci sia il vaccino, è possibile che dobbiamo aspettare l'ultimo momento per l'organizzazione di una campagna vaccinale? Dovevamo averla dentro un cassetto da mesi... Non si sa nulla, ad esempio, per quanto riguarda gli ultra ottantenni: come, dove, chi li porterà a vaccinarsi", ci ha detto in eslusiva Roberta Siliquini, Professore Ordinario del Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche dell'Università degli Studi di Torino e membro della Segreteria Scientifica dell'Osservatorio sulla Salute.

"Rischiamo di perdere una grande occasione"

La Prof.ssa Siliquini sottolinea come, ad oggi, non si hanno notizie su dove, come e chi si vaccinerà ma soprattutto sottolinea la difficoltà di questa nuova vaccinazione perché, mentre il vaccino antinfluenzale è abbastanza semplice da somministrare per procedimenti già noti (si tratta di una siringa pre-riempita), quello della Pfizer è in botticini da 5 dosi da cui vanno prelevate cinque siringhe con dosaggi minimi e con estrema attenzione. Le dosi non vanno sprecate e sarà improbabile che i medici possano andare a casa a vaccinare le persone. È molto complicato.

"Ho una forte preoccupazione rispetto all'organizzazione di questa campagna: così come un respiratore non fa un letto di terapia intensiva perché sono necessari dei professionisti e se non hai anestesisti e strutture non servono a niente, un vaccino non fa una compagna vaccinale. Possiamo anche avere 30 milioni di dosi di vaccini ma se non c'è dietro un'organizzazione molto seria e rapida rischiamo di perdere una grande occasione. È vero che prima o poi vaccineremo tutti ma, se ci impieghiamo tre anni, viviamo tre anni come adesso", ci dice.

Spunta l'app: un'altra "Immuni"?

Una nuova app per prenotare la somministrazione, fissare l'appuntamento e mettersi in lista per il giorno e il luogo in cui avverrà la vaccinazione. E ancora: ricevere avvisi sulla data del richiamo e comunicare in tempo reale anche eventuali reazioni avverse: potrebbero essere queste le funzioni di una app con cui gestire le vaccinazioni anti-Covid allo studio degli esperti sul Piano vaccini come riporta Skytg24. "Poste Italiane ed Eni ci stanno aiutando nell’implementazione di una app", ha detto Arcuri il 10 dicembre. "È un sistema molto complesso nel quale ci saranno molte componenti: un call center, elementi di tracciabilità, riconoscibilità e possibilità di alimentare i sistemi informativi delle regioni e del ministero della Salute nell’implementazione di una sorta di anagrafe dei vaccini uguale a quella che c’è per tutti i vaccini somministrati per la popolazione italiana".

Per il momento, rimane una bella speranza ma non si sa nient'altro, non si è saputo nient'altro da quella data. Se app sarà, speriamo che non sia "figlia" di Immuni, che si è persa per strada nella fase acuta dei contagi non segnalando migliaia e migliaia di casi di positività. Insomma, siamo all'alba di un momento epocale per il mondo intero, quello di una vaccinazione di massa senza precedenti nella storia.

Ma l'Italia, come spesso accade, è in ritardo.

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