Cronache

Picchiato a sangue il titolare di un bar che denunciò il pizzo

E' stato preso a pugni e calci solo tre giorni dopo la sentenza

Picchiato a sangue il titolare di un bar che denunciò il pizzo

Giovanni Caruso, titolare del pub Rivendell di via Gerbasi a Palermo, è stato picchiato a sangue sotto casa sua. Tre i malviventi che lo hanno aspettato aiutati dal buio della notte. Caruso si era costituito parte civile, insieme ad altri tre commercianti, al processo nei confronti dei boss del pizzo di Borgo Vecchio. Il Tribunale di Palermo giovedì scorso ha emesso la sentenza, infliggendo 50 anni di galera a tredici mafiosi rei di ricattare e pretendere il pizzo dai commercianti del centro di Palermo. Proprio la denuncia di Caruso era stata l’ago della bilancia per assicurare i delinquenti alla giustizia. Verso le 4.30 del mattino l’uomo stava rientrando a casa dopo aver chiuso il pub. E’ stato aggredito appena è sceso dalla macchina. Con una violenza inaudita è stato picchiato in ogni parte del corpo. Ha riportato fratture al naso, alla mano, allo zigomo. I Carabinieri sono stati avvertiti da alcuni passanti che l’hanno visto per terra, in un lago di sangue. Le indagini sono ora in mano ai carabinieri del Nucleo investigativo che già da mesi controllano i movimenti del clan mafioso.

Caruso, ormai stanco di pagare il pizzo dal 2008, aveva trovato la forza di ribellarsi alla malavita e denunciare tutto agli agenti. Ha raccontato che doveva pagare 500 euro a Natale e Pasqua. Questa cifra è stata riscontrata anche sul libro del boss Giuseppe Tantillo, divenuto poi collaboratore di giustizia. Caruso durante la sua deposizione aveva detto “Noi siamo persone perbene e corrette che vogliono riacquistare la propria serenità”. Solo tre commercianti hanno avuto il coraggio di denunciare. Gli altri, convocati dai carabinieri, hanno preferito il silenzio. Hanno avuto paura delle conseguenze e in un certo senso hanno accettato tacitamente il ricatto a loro imposto. Solo pochi giorni fa è stata emessa la sentenza dal gup Filippo Lo Presti che ha condannato 13 persone, accettando la richiesta del pubblico ministero Amelia Luise. Tra i condannati ci sono boss e uomini d’onore della cosca. Gli imputati erano accusati di estorsione, associazione mafiosa, rapina e intestazione fittizia di beni. Anche coloro che imponevano il pizzo a Caruso sono stati condannati: Gianluca Lo Coco e Christian Cinà, che dovranno scontare 4 anni e 8 mesi.

La vittima è ora ricoverata in ospedale.

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