Cronache

Omicron, cambia tutto: "Perché il picco è alle spalle..."

Tutti gli indici pandemici sono in calo, la variante Omicron inizia a mostrare una decisa attenuazione: ecco il parere degli esperti e quando potremo tornare alla normalità

Omicron, cambia tutto: "Perché il picco è alle spalle..."

Tutti gli indici vanno nella stessa direzione: il grosso della quarta ondata sembra ormai alle spalle, il famoso "picco" della variante Omicron è stato superato e si sta andando verso un calo dei nuovi positivi giornalieri, dell'indice Rt, delle nuove ospedalizzazioni e terapie intensive. Il "barometro" della pandemia comincia a spostare la sua lancetta verso il bel tempo.

I numeri del calo

In una settimana, da martedì 25 gennaio a martedì 1 febbraio, c'è stato un calo dei nuovi contagi del 28,7%, quasi un terzo. Scendono anche i ricoverati, 300 in meno in una settimana nei reparti ordinari e 100 in meno nelle terapie intensive. Continuasse così, si potrebbe affrontare una primavera "molto più serena, dobbiamo solo superare febbraio", afferma al Messaggero il prof. Massimo Ciccozzi, Responsabile dell'Unità di Statistica medica ed Epidemiologia del Campus Bio-Medico di Roma. "Penso che a primavera avremo davvero molti meno casi - aggiunge - Sono sincero, non mi aspettavo una discesa così rapida. Siamo entrati nella normale prassi di endemizzazione del virus". Cautela, però: un passo falso e il virus puà tornare a correre: ecco perchè le regole di base (mascherine, distanziamento e igiene) rimangono fondamentali.

Quando abbiamo raggiunto i picchi

La data spartiacque potrebbe essere stata quella di venerdì 14 gennaio quando furono conteggiati oltre 186mila casi e un indice Rt del 16,4%. Per l'Epifania, però, fu registrato "il dato più alto dei positivi ai tamponi molecolari, il valore più affidabile per comprendere l'andamento della pandemia", ha spiegato al quotidiano romano il professore Giovanni Sebastiani, matematico del Cnr. Il picco dei decessi, invece, sarebbe stato raggiunto la seettimana scorsa perché ieri, nonostante i 427 morti, "il martedì è un giorno non sempre affidabile per varie ragioni anche burocratiche". Invece, il numero dei nuovi ingressi in terapia intensiva "lo abbiamo avuto l'11 gennaio. I numeri stanno mostrando che la percentuale di casi gravi, rispetto al totale dei positivi, è indubbiamente più bassa con la variante Omicron. Va solo capito se è una caratteristica di questa mutazione o se sia soprattutto l'effetto dei molti vaccinati", sottolinea Sebastiani.

"Pandemia ai titoli di coda"

Insomma, se tre indizi fanno una prova, qui di indizi ne abbiamo a sufficienza per poter tirare un sospiro di sollievo. La domanda è: siamo arrivati davvero ai titoli di coda? "Solo per scaramanzia dico che è possibile, ma sì, tutto sta andando verso quella direzione", afferma a La Stampa il prof. Guido Rasi, già direttore generale dell’Ema e ora consigliere di Figliuolo. Il rischio, per l'esperto, è rappresentato dalla comparsa di nuove varianti in giro per il mondo laddove la popolazione è meno vaccinata e il virus può circolare più facilmente. In Italia, comunque, se il trend rimarrà questo, "credo che a inizio marzo potremo andare a tappe verso la normalizzazione e arrivare a un’estate quasi tranquilla", aggiunge Rasi.

Quali sono le prospettive

Da marzo in poi, quindi, la situazione generale dovrebbe ulteriormente migliorare. Neanche la diffusione di Omicron 2 in Europa preoccupa l'esperto epidemiologo Ciccozzi, per il quale non sarà in grado di "cambiare sostanzialmente l'andamento attuale della pandemia", anche se bisogna vigilare.

Il vero problema potrebbe essere rappresentato, come detto da Rasi, dalla comparsa di una nuova variante anche se "eventuali nuove ondate spinte da ulteriori mutazioni" non dovrebbero più generare "un vero allarme sanitario", conclude il consigliere di Figliuolo.

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