Secondo l'Ocse l'Italia avrebbe nel 2019, una crescita 0 del Pil, ma ieri l'Istat ha calcolato, con un'analisi attendibile, che pur nel caos dell'attuale governo, nel 2019 il Pil italiano crescerà di 0,3 punti a causa dell'export e dell'aumento (modesto), della domanda di consumi, attivata dall'elevato di deficit. Si tratta di 5,3 miliardi circa in più, tesoretto che non risolve i problemi del governo gialloverde che, per il bilancio 2020, deve disinnescare la «clausola di salvaguardia» di 23 miliardi, da ottenere con aumenti Iva. Invece, questa è una buona notizia per un eventuale governo di centrodestra, che, in tal modo sarà in grado di affrontare il problema del bilancio sostenibile, orientato alla crescita, con fiscalità moderata.
Grazie al tesoretto, l'onere della «salvaguardia» calerebbe a 17,7 miliardi: una cifra gigantesca per i gialloverdi. Pertanto, vi è chi propone anche una «patrimoniale». Coi Cinque stelle che tagliano le pensioni «d'oro» (dei cosiddetti «ricchi») e fanno deficit per sovvenzionare chi sta a casa, anziché lavorare o lo fa in nero, sarebbe cosa ovvia. E questo è lo scenario, se ci teniamo il governo attuale, che, nella parte gialla, ha messo a bilancio per il 2020, ben 8,7 miliardi per il reddito di cittadinanza. E nella parte verde, cioè della Lega, aggiunge 4,6 miliardi, per reiterare «quota 100» nel 2020, in aggiunta a quella per il 2019, che ne comporta 3,9 questo anno.
Invece, inizialmente si trattava d'una misura solo per il 2019. È vero che si stanno «risparmiando» un miliardo sul preventivo del reddito di cittadinanza e altrettanti su quello di «quota 100». Ma i 5 stelle vogliono destinare il «loro» risparmio di spesa in deficit ad altre misure, per risalire nei consensi. E la Lega non potrebbe non imitarli per il suo «risparmio» su «quota 100».
Ergo, il tesoretto di 5,3 miliardi, dovuto al maggior Pil lascia al governo vigente un macigno di almeno 17,7 miliardi di aumento di tasse il disinnesco della bomba a orologeria della clausola di salvaguardia del 2020. Dunque il governo «del cambiamento» anche col +0,3 di Pil deve continuare a risolvere un rebus, che - con le sue politiche - è irresolubile. Invece il +0,3 è un'ottima notizia per un governo che si ispiri a criteri liberali: che comporta una socialità equa con un bilancio sostenibile e meno tasse per tutti.
Infatti, riportando il reddito di cittadinanza ai principi di dare un reddito minimo a chi è povero e non in grado di lavorare e di libertà di contratto nel mercato del lavoro, si può risparmiare la metà della somma di 8,7 miliardi, cioè 4,350. Non reiterando quota 100 a carico del bilancio pubblico, si risparmiano altri 2 miliardi, in totale 6,5. Dal macigno di 17,7 miliardi si va a 11,2.
Una grossa cifra, che - però - un governo orientato al mercato, che - pur chiedendo riforme - ha un rapporto positivo con l'Unione europea, può affrontare.
Infatti, essendo una parte della minore crescita del Pil, dovuta a capacità produttiva non utilizzata, che con l'economia sociale di mercato si può valorizzare, le regole europee sulle regole
del bilancio, corretto per il ciclo, consentono un maggior deficit di 04 del Pil, ossia + 7,1 miliardi.La manovra correttiva residua è di 4 miliardi. Ciò tranquillizza chi vuole risparmiare, investire e lavorare in Italia.
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