Coronavirus

Poliziotto in quarantena: "Prima a Lodi per lavoro. Oggi piango con mia figlia al telefono"

È stato una settimana nel territorio della città lombarda e oggi si trova in quarantena nella sua Napoli lontano dalla famiglia

Poliziotto in quarantena: "Prima a Lodi per lavoro. Oggi piango con mia figlia al telefono"

È stato una settimana nella zona di Lodi per lavoro e oggi si trova in quarantena nella sua Napoli lontano dalla famiglia. Angelo Mollica ha 40 anni ed è assistente capo nel reparto prevenzione crimine della polizia nella sede del capoluogo campano. Mercoledì 4 marzo è partito per la città lombarda insieme a 11 colleghi per effettuare i controlli in quella che era la zona rossa italiana, prima che il coronavirus diventasse emergenza in tutto il Paese. Il 10 marzo è ritornato infatti a Napoli perché “non c'era più bisogno di stare lì”, al Nord.

Come detto, attualmente è in isolamento e dovrà restarci fino al 24 marzo. L’uomo racconta all’Adnkronos che ha preferito proteggere sua moglie e sua figlia in questo modo, anche se è una condizione difficile da accettare. "Mia figlia oggi ha pianto a dirotto. Ero con lei in una videochiamata - racconta il poliziotto -, ha solo 9 anni e mi ha detto che non ce la fa più, che sono bugiardo perché le avevo promesso che non saremmo stati molto lontani”. Angelo ribadisce che la quarantena non è facile e che trascorre il tempo leggendo, scrivendo e guardando un po' di televisione, oltre a chiamare sua figlia e ad aiutarla nei compiti. “Non uscire è l'unico modo per combattere un nemico invisibile e subdolo - prosegue Mollica -. L'unica difesa è non farci trovare".

Il poliziotto spiega che il reparto prevenzione crimine è il pronto intervento nazionale della Polizia e interviene dove c'è più necessità. “Siamo stati smistati ai vari check point allestiti - racconta Angelo - uno sulla statale che porta a Casalpusterlengo e Codogno, uno a Guardamiglio, un altro a Maleo. Io li ho fatti tutti quanti”. L’uomo racconta che è stato alquanto singolare trovarsi catapultati “in un clima da film catastrofico”. Insieme ai colleghi aveva il compito di far comprendere alla gente che le restrizioni erano state decise per il bene della collettività. E aggiunge che non hanno sorpreso persone che avessero intenzione di sottrarsi ai controlli, “più che altro erano gli autotrasportatori che venivano dall'estero che non sapevano che strada dovessero fare per scaricare la merce”.

Mollica spiega che avevano turni da 24 ore perchè le varie zone andavano presidiate senza sosta. Erano stati forniti di ogni protezione. "Stavamo attentissimi - conclude l'uomo -, avevamo mascherine, guanti, anche tute in caso di necessità.

La percezione era che la gravità della situazione non fosse stata recepita da tutti: alcuni ragazzi continuavano a uscire, avevano bisogno di evadere proprio perché era tutto chiuso".

Commenti