Cronache

Bassano, il Ponte degli Alpini rischia di crollare

Il Ponte di Bassano ha bisogno di interventi urgenti, ma nel corso degli anni è stato inondato di pratiche burocratiche e cavilli giudiziari

Bassano, il Ponte degli Alpini rischia di crollare

Se Andrea Palladio potesse parlare chissà cosa direbbe di questo Ponte ora simbolo dell’ennesima disfatta italiana. E lo vedi da lontano il Ponte Vecchio di Bassano. Si incurva. Si ingobba. Fa la conca. Sembra stia in piedi per miracolo “tra color che son sospesi”. Un Ponte vecchio ormai stanco e malato che rischia di crollare e se ne sbatte di pratiche burocratiche e magagne giudiziarie. Un Vecchio che ha la bellezza di oltre 500 anni. Ma da anni provano a curarlo, a rinvigorirlo, a rimetterlo in piedi dritto sull’attenti, ma niente, ancora non ce la fanno.

Un colosso gigante dalle gambe di legno, mangiucchiato dall’acqua e dal passare del tempo, dove se ci passi sopra, lo senti quasi sprofondare. E lo sanno quelle migliaia di cittadini turisti e residenti che ogni giorno lo percorrono. Avanti e indietro. Indietro e avanti. Per i bassanesi è come fare il ponte di casa. La gente ci cammina, ci corre, ci passeggia, i bambini lo percorrono per andare a scuola, la gente ci va pure in bicicletta, in velocità, da una parte all’altra della città. Ma quel Ponte ora sta per cedere.

Tutto comincia nel 2013 quando il ponte inizia a singhiozzare e a scendere. Prima qualche millimetro. Poi qualche centimetro. Nel 2013 si abbassa di 3,5 centimetri. Nel 2014 la media è di quattro centimetri. Fino ad aprile – luglio 2015 quando l’abbassamento medio delle stilate è di 5 centimetri. Allora l’amministrazione comunale si sveglia e decide che forse è il caso di mettere mano a questo colosso dai piedi di legno. Il sindaco Riccardo Poletto tuona e decide di accelerare i tempi di intervento sul monumento a novembre 2015, anziché a inizio 2016. Sul tavolo dell’amministrazione sta un progetto di circa quattro milioni di euro, redatto dall’Università degli Studi di Padova con l’ingegner Modena.

Intanto il Ponte continua a scendere al ritmo preoccupante di tre centimetri al mese. Non si può più aspettare e il sindaco attiva una procedura d’urgenza. Perfino i sub arrivano a mettere mano a questo colosso. A dicembre 2015 i lavori di ristrutturazione vengono affidati alla Vardanega di Possagno, ma qualche mese più tardi avviene la revoca dell’appalto per irregolarità. L’azienda si era avvalsa del supporto di una ditta di Caserta che non aveva tutti i requisiti. Passa il tempo e il Ponte continua a singhiozzare e scende ancora. I lavori vengono affidati alla seconda classificata: la Inco di Pergine Valsugana. Ma nell’aprile 2016 la Vardanega ricorre al Tar e a luglio 2016 lo vince.

Arriva il 2017 e il 17 gennaio in pompa magna e con grande calma, una foto postata sul profilo ufficiale della pagina Facebook della Città di Bassano ritrae il sindaco Riccardo Poletto e Giannantonio Vardanega, il titolare della ditta, stringersi la mano e sancire quel contratto che dà il via libera ai lavori. Vardanega, che è pure un ex paracadutista del 5°battaglione El Alamein, attiva la sua squadra. Da giugno a settembre 2017 il corso del fiume viene deviato per mettere mano ai primi due piloni portanti, i piedi del ponte in sostanza, quelli grandi grossi e rossi che poggiano sull’acqua (in tutto sono quattro e ogni pilone ha otto pilastri). Il fiume viene deviato. Viene messo in secca per metà e vengono create delle ture per poter consentire alla ditta di lavorare.

Ma Vardanega boccia il progetto iniziale che prevedeva la creazione di una passerella sul ponte, un bailey, perché non reggerebbe. Il 13 aprile 2017 Vardanega con l'ingegner Massimo Viviani e il geometra Davide Giacobbo stilano una nota tecnica, poi trasmessa al Comune, che l'8 maggio 2017 invieranno anche all'Anac. E la conclusione è molto chiara: "è necessario intervenire con estrema urgenza al puntellamento dell'impalcato". A gennaio 2018 il Giornale pubblica un pezzo dove Vardanega dice: “Le travi sono marce al 30% e se l’acqua monta siamo spacciati”.

Nel frattempo i lavori che erano stati sospesi per la piena del fiume, finalmente riprendono e da gennaio scorso fino ad aprile il fiume viene deviato di nuovo. Tutto finito? No, macché, magari. Qualcosa si inceppa. E i lavori rallentano. Fino a fermarsi. E con la stessa velocità con cui rallentano il Ponte continua a scendere. La Vardenega non può continuare perché un appoggio che serve per l’ancoraggio finale del ponte ha bisogno di “aggrapparsi” alle spalle ai lati del fiume - le spalle sono le pareti dove poggiano gli edifici. Ma qui per problemi di convenzione con la proprietà, l'ex paracadutista sostiene di non poter accedere alle pertinenze. Così, i lavori si fermano e il sindaco Poletto accusa la ditta di ritardi e incompetenze e risolve il contratto per inadempimento (Guarda il video).

E arriviamo ad agosto 2018, con il ponte che si abbassa sempre più, che continua a scendere, che si ingobba, si incurva e fa la conca. Il terzo pilone, venendo da est nel giro di due mesi si abbassa di 9 centimetri. Non c’è tempo da perdere. E il sindaco Poletto con una delibera di giunta decreta il via per degli interventi straordinari urgenti "preso atto dello stato di degrado in cui versano le strutture del Ponte degli Alpini". E incalza: "Va considerato che se il contratto di appalto dei lavori di consolidamento fosse stato eseguito regolarmente nel rispetto dei tempi previsti, le strutture portanti del Ponte sarebbero già restaurate".

Bene. Allora uno dice ci siamo. Finalmente cominciano. No: gli interventi straordinari urgenti devono ancora inziare. E “non possiamo nemmeno ripartire con i lavori di restaurazione – spiega al Giornale.it il sindaco Poletto – perché tra poco ricomincia il periodo delle piene e quindi dobbiamo aspettare dicembre o gennaio”. Così intanto la gente sopra quel Ponte continua a passare, a correrci anche in bici, intere scolaresche lo attraversano, intere flotte di turisti tutti incuriositi da questo colosso di legno che poggia sull’acqua. La Vardanega è fuori dai giochi e la nuova ditta che subentra è la Inco di Pergine Valsugana.

Per qualsiasi emergenza sono stati posizionati quattro sensori che al minimo movimento anomalo cominciano a suonare e fanno scattare l’allarme.

Quello che viene dopo non può essere un altro capitolo di un’Italia che cade a pezzi.

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