Cronache

"Portateci là, io con mamma...": le prime ore dei Ciontoli in carcere

La famiglia Ciontoli è entrata in carcere, gli uomini a Regina Coeli, le donne a Rebibbia: ecco le loro prime ore, dopo la sentenza per l'omicidio di Marco Vannini

"Portateci là, io con mamma...": le prime ore dei Ciontoli in carcere

Come annunciato e previsto, la famiglia Ciontoli si è costituita, recandosi nella caserma dei carabinieri di Civitavecchia. Dopo la sentenza di Cassazione - che ha condannato Antonio a 14 anni per l’omicidio di Marco Vannini, mentre Maria, Martina e Federico hanno avuto 9 anni e 4 mesi per non aver chiesto subito soccorso - per l’intera famiglia si sono aperte le porte del carcere, le donne a Rebibbia e gli uomini a Regina Coeli. Moglie e figli erano accusati di concorso anomalo, che si è trasformato in concorso semplice in omicidio volontario.

Come riporta Repubblica, i Ciontoli si sono recati all’appuntamento in tuta, abbracciandosi per l’ultima volta prima di essere ammanettati e condotti in prigione. Dovranno trascorrere tutti due settimane in isolamento, nel rispetto delle norme anti-Covid vigenti nelle carceri italiane. Particolarmente critica la giovane Martina Ciontoli, che ha chiesto, piangendo, di restare con la madre, essendo un’infermiera e quindi vaccinata. Ha aggiunto anche: “State mettendo le manette a una persona perbene mentre lasciate liberi i delinquenti”. Dopo l’isolamento, le donne saranno assegnate a Camerotti, che è il reparto comune di Rebibbia.

Solo Federico Ciontoli ha avuto un pensiero per Marco, dissociandosi in particolare dal padre e affermando di aver cercato di salvare Vannini e di volersi dedicare al volontariato in carcere. Più dura la madre Maria Pezzillo, che ha parlato di vendetta: “Ci troveremo in un mondo sconosciuto, stiamo scontando una colpa in modo eccessivo. È quasi una vendetta”.

Lunedì sera i Ciontoli attendevano la sentenza di Cassazione: Federico si è recato davanti a Rebibbia, mentre il resto della famiglia era a casa del fidanzato di Martina, con tutti i parenti, anche una delegazione da Caserta. Quando i carabinieri si sono presentati alla porta hanno pianto e Maria ha chiesto se il marito Antonio Ciontoli avrebbe potuto portare le sue medicine. L’uomo ha esclamato: “Cosa faranno adesso ai miei figli, come stanno? Portateci a Rebibbia, lì ci sono meno delinquenti”. Per il momento la famiglia è stata divisa.

Nelle scorse settimane, Antonio e Federico avevano espresso i loro pensieri affidandoli a Facebook. Padre e figlio hanno mostrato dispiacere per Marco ma anche per i suoi genitori Marina e Valerio.

Dopo la sentenza, c’è chi non si aspettava la condanna.

Sono attonito - ha detto Giandomenico Caiazza, uno degli avvocati dei Ciontoli - non riesco a comprendere come sia possibile aver confermato una sentenza così errata in particolare per i familiari di Antonio Ciontoli".

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