Era freddo quel 6 gennaio del 2013 a Potenza, quando una donna si recò al pronto soccorso dell'ospedale San Carlo dal primo pomeriggio con le contrazioni, pronta a partorire.
Era di turno il ginecologo Domenico Orlando, oggi alla sbarra in attesa del processo. L'accusa: omicidio colposo. Secondo quanto si apprende da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, per l’accusa, «pur risultando dubbi i tracciati cardiotocografici eseguiti sulla donna, (il medico) ometteva di provvedere all’immediato espletamento del parto cesareo che veniva effettuato con ritardo". Le carte processuali chiariscono che "la situazione si presentava come urgente già a partire dalle 17.35».
Il parto sarebbe iniziato con venticinque minuti di ritardo. Sembrano pochi, ma in una situazione di emergenza potrebbero essere stati fatali. Secondo il consulente del Gip, la neonata è morta a causa di carenza di ossigeno nell'organismo, in termini tecnici: per “sofferenza fetale acuta di tipo ipossico”. La donna avrebbe potuto partorire prima e così non è stato. Il parto cesareo «fu eseguito con 80 minuti di ritardo rispetto al momento in cui doveva ritenersi indicato».
La povera neonata ha vissuto solo due ore. Il prossimo 14 dicembre avrà inizio il processo su disposizioni del Gup del Tribunale di Potenza. Dopo quattro anni, si cercherà giustizia per quella povera vita scomparsa in un soffio.
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