Coronavirus

Preservativi e vino? Generi di prima necessità

Non si può uscire di casa, lo sappiamo, se non per fare la spesa e comprare generi di prima necessità, solo che il concetto di prima necessità è un tantino soggettivo

Preservativi e vino? Generi di prima necessità

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Non si può uscire di casa, lo sappiamo, se non per fare la spesa e comprare generi di prima necessità, solo che il concetto di prima necessità è un tantino soggettivo. Insomma, viviamo in una società capitalistica e moderna, stiamo lottando contro un virus cinese, ma mica siamo cinesi che ci danno una ciotola di riso e tutto ok. Insomma, non vorrei che, una volta entrati in un supermercato, ci fosse un addetto per stabilire cosa è necessità e cosa no. Non lo dico per dire, sta già succedendo. Un signore è stato multato perché al supermercato ha comprato solo bottiglie di vino, e la cosa non è reputata una prima necessità. Prego? Già affrontare la quarantena è difficile, poi ci vogliono togliere pure gli alcolici? È il motivo per cui l'Unione Sovietica è riuscita a tenere i russi lì fermi per decenni: non avevano niente, ma almeno avevano la vodka. Tra l'altro, in quale modo sarebbe stata reputata una spesa di necessità? Se questo poveretto avesse comprato una cassa di vino e un omogenizzato andava bene? Sembra come quando da ragazzi compravamo una rivista porno insieme al Corriere della Sera, per giustificarci di fronte all'edicolante. Che poi se gli alcolici non sono una necessità, perché le sigarette sì? Calma, calma, lo sto dicendo per fare un esempio, non vorrei mettere in testa idee malsane a Conte e magari domani fa chiudere anche i tabaccai, per non impazzire mi toccherebbe uscire con una ruspa e sfondarne uno, e allora altro che multa. Comunque i criteri di necessità messi così sono vaghi, prefigurano una specie di moralismo alimentare. Perché compri la panna? Sarà mica una necessità, i tortellini mangiali senza. Il sale? Fa male, mangia sciapo, non è una necessità. Oppure, altro caso, altro moralismo: una coppia è stata multata per essere uscita a comprare preservativi. Ditemi voi se non era una necessità. A meno che non ci vogliano anche imporre di fare bambini per decreto legge. Va bene che Natalia Aspesi ha scritto in un articolo su Repubblica che lei ha fatto un sondaggio tra tutti i suoi amici chiedendo come fanno con il sesso e tutti hanno risposto che praticano la castità. Ma se gli amici di Natalia Aspesi sono coetanei di Natalia Aspesi mi stupirebbe il contrario, e anche lì non avrebbero certo bisogno di preservativi. In generale, vino e preservativi a parte, che sono assolutamente indispensabili per affrontare la quarantena, sul concetto di necessità andrebbe sempre tenuto presente il celebre aforisma di Oscar Wilde: «Posso fare a meno del necessario ma non del superfluo». Altrimenti è come se ci chiudessero Netflix per farci vedere solo i telegiornali Rai di prima necessità.

Che tra l'altro sono inutili visto che Conte trasmette su Facebook.

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