Per una previsione, 98 scenari: i calcoli degli esperti di Conte

Il dossier del Comitato tecnico-scientifico calcola la letalità e ricoveri in terapia intensiva in diversi scenari, a seconda del grado di riapertura. Ma uno studio mette in dubbio i numeri

Per una previsione, 98 scenari: i calcoli degli esperti di Conte

Una previsione che si basa su una casistica infinita, composta da 98 diversi scenari. Sono tutti contenuti nella relazione del Comitato tecnico-scientifico, che ha spinto il governo a mettere in atto la strategia della fase due. Nel documento, attorno al quale si sono scatenati dubbi e polemiche, si parla di un'incidenza di casi in terapia intensiva che va da 150 a 151mila, a seconda del grado di apertura o chiusura delle varie attività commerciali.

Ad analizzare i numeri contenuti del dossier è il gruppo Carisma, una holding di investimenti industriali, che definisce come "non attendibile" il tasso di letalità per infezione, che secondo il Comitato è pari a 0,657%. Secondo quanto riporta la holding, questo numero si basa su uno studio che ha analizzato i casi positivi a Wuhan nel mese di febbraio, rivelatisi errati. Una ricerca ritenuta più attendibile, invece, individua il tasso di letalità tra lo 0,12% e lo 0,20%. Per arrivare al numero di contagiati, spiega al quotidiano il presidente del gruppo Carisma, Giovanni Cagnoli, bisogna partire "dall'unico dato certo, cioè i decessi", confrontando quelli del 2020 con la media dell'Istat relativa agli anni precedenti: la differenza andrebbe attribuita al nuovo coronavirus. Ma il Comitato parte dai decessi al 31 marzo, dividendoli per il tasso di letalità, arrivando a una stima di circa 2 milioni di contagiati. Secondo il Corriere della Sera, "Cagnoli sostiene che i dati dell'Istat rivelino che i morti sarebbero almeno 10mila in più". E i contagiati sarebbero non 2, ma 6 milioni. Se poi il tasso di letalità non fosse 0.657%, gli immuni arriverebbero a 10 milioni.

Un altro dubbio riguarda i possibili ricoveri in terapia intensiva, i cui dati risultano fondamentali per le decisioni di governo, che punta a non mandare in crisi il sistema sanitario. Secondo il Comitato, che divide i dati per fascia d'età, la percentuale di terapie intensive sul totale dei contagiati risulta quasi a zero per i pazienti al di sotto del 55 anni, allo 0,7% per quelli tra i 55 e i 65, tra il 3 e il 5% per i malati tra i 70 e i 95 anni. Il gruppo Carisma ha provato ad applicare queste percentuali sulla popolazione contagiata. Il Cts calcola una probabilità massima di 430mila pazienti in insufficienza respiratoria entro la fine dell' anno, nel caso del primo scenario analizzato, che prevede la riapertura totale di ogni attività. "In realtà - spiega Cagnoli -abbiamo avuto 11mila casi complessivi di persone in terapia intensiva nel periodo 1 marzo-28 aprile. A questo numero si sommano i casi di terapia intensiva che non è stato possibile accomodare che forse possono essere stimati in 3.000-4.000.

Possiamo concludere che la stima del Comitato è sbagliata utilizzando i loro stessi dati, sbagliati anche quelli, di almeno 2 volte, ma più correttamente utilizzando dati giusti di un fattore che va da 6 a 10 volte"

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