Cronache

Il primo maggio così diventa la festa dei fannulloni

Il Primo maggio dovrebbe essere la festa del Lavoro, ma questo governo ha il record del programma del non lavoro

Il primo maggio così diventa la festa dei fannulloni

Il primo maggio dovrebbe essere la festa del Lavoro, ma questo governo ha il record del programma del non lavoro. E quindi può celebrare la festa dell'ozio e del rinvio. Le fanno da vessillo i due provvedimenti bandiera del «governo del cambiamento». In primis il reddito di cittadinanza che compete anche a residenti e pseudo residenti in Italia, che decidono di non lavorare perché conviene più che lavorare. E l'assunzione di migliaia di tutor di questi titolari di diritto all'ozio retribuito anziché aiutare i bisognosi, dare sussidi di disoccupazione, a chi il lavoro lo ha perso e creare lavoro in Italia, con investimenti, flat tax graduale sui redditi da lavoro e retromarcia per i tributi patrimoniali distruttori di risparmio dei ceti operosi. Al secondo posto la «Quota 100» per andare «a riposo» prima del tempo, col beneficio di una pensione maggiore di quella che compete col calcolo contributivo. Si potrebbe fare una cosa equa, mandandoli a casa con la pensione corrispondente all'anticipo di età, però col diritto di poter fare, da pensionato, lavori part-time, in esonero da nuovi contributi, salvo una piccola quota di solidarietà. Ma i pentastellati che comandano l'Inps si opporrebbero. Così entrambe le misure favoriscono o il «dolce far niente» o il lavoro nero. Ai pentastellati spetta anche il primato delle altre misure per il «non lavoro». Il «Decreto dignità» del ministro Di Maio, firmato ieri dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha tassato il lavoro part-time; ha sepolto del tutto la legge Biagi, già smantellata dai governi di sinistra; non ha sbloccato i contratti aziendali di produttività. Sicché in Italia la disoccupazione è al 10,2%, in Europa al 6%; mentre col governo dell'odiato Berlusconi era al 5,5%. E dopo di noi in Europa ci sono solo Grecia e Spagna. Dove però, nel marzo 2019, la disoccupazione è scesa del 2,2 sul marzo 2018, mentre da noi solo dello 0,2 al netto dell'aumento di chi ha smesso di cercare lavoro - lo 0,2% - perché non ne trova. Si esulta perché nel primo trimestre si è arrestata la recessione e siamo in stagnazione, con un +0,1 di crescita trimestrale, tutto merito dell'export. Su base annua il Pil sarebbe +0,4 se durasse il +0,1. Ma il Decreto crescita è fermo al Consiglio dei ministri perché i 5 stelle non vogliono il silenzio-assenso per i permessi dei lavori pubblici. Le grandi e medie opere, frattanto, son sospese da analisi costi-benefici dei 5 Stelle. Per le Province non si discute del problema urgente della viabilità delle strade provinciali, ma del costo dei consiglieri provinciali cui spetterebbe amministrarle. Per il mini eolico e il mini solare non si analizza se sono investimenti che servono all'economia agricola, al turismo e al risparmio energetico famigliare. Si discute solo se un sottosegretario si deve dimettere perché ha presentato un emendamento a loro favore, non approvato. Il magistrato che indaga su Arata e Siri si occupa di sapere se questo emendamento sarebbe utile o meno all'economia? Ciò conta per valutare la gravità del reato e l'esistenza stessa di esso nel suo elemento soggettivo. O ci si concentra solo sul fatto se serve anche a un gruppo mafioso? E se il mega eolico e mega solare fossero infiltrati da mafie rivali? Quanto dureranno giostra processuale e duello nel governo? Caos, promesse vaghe e rinvii anche per le aziende in crisi: a cominciare dalla Pernigotti e dal ballo dei commissari per l'ex Ilva di Taranto, più il rinvio per Alitalia e altro. L'elenco prosegue con l'idea di importare più lavoratori immigrati low cost e low produttività oraria; anziché liberalizzare i contratti di lavoro e ridurre la progressività sui redditi di lavoro sia pure a tappe.

Perciò il Primo maggio quest'anno è la festa della disoccupazione.

Commenti